Regia di Jim Gillespie vedi scheda film
In un paesino della Lousiana, accade un tragico incidente: un truce benzinaio finisce in una palude nel tentativo di salvare una donna di colore. Dato ufficialmente per morto, Ray risorge a causa di una maledizione voodoo, seminando il panico in un gruppo di giovani del posto.
A leggere la trama si potrebbe liquidare facilmente il tutto dicendo che si tratta di un prodotto banale, scontato e per nulla originale. E forse in fondo la valutazione non sarebbe poi così lontana dal vero. Eppure c’è qualcosa in questo “Venom”, horror di serie B con poca distribuzione e altrettanto pubblico, che non lascia del tutto indifferenti e che lo solleva, seppur leggermente, dalla mediocrità di tutti quei prodotti scialbi e senza senso di cui si compone il genere horror. Si tratta della caratterizzazione del mostro, che è scaltro, impietoso ed apparentemente infallibile. Il modo in cui finisce le proprie vittime non è mai banale, grazie a quel piede di porco letale e chirurgico.
È chiaro che non si tratta di un horror d’autore, per cui le baggianate si sprecano (il mostro sventra una casa, annienta con facilità uno sceriffo, si rialza dopo colpi di fucile sparati a bruciapelo, ma poi non riesce ad averla vinta in un corpo a corpo con un’esile ventenne…). Eppure il film ha un certo stile, una discreta fotografia, delle belle ambientazioni (il paesaggio lacustre fa la differenza!), ma soprattutto si avvale di numerose scene particolarmente ad effetto. Che data una trama prevedibilmente scialba è tutto quanto di potesse sperare.
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