Regia di Frédéric Forestier, Thomas Langmann vedi scheda film
Ennesimo capitolo sugli eroi usciti dalla matita di Goscinny e Uderzo. Stavolta i due protagonisti (o forse è meglio dire i titolari della bottega, dato che sono Alafolix e Bruto a contendersi la maggior parte delle scene) partecipano allo Olimpiadi di Atene, ossia all’evento sportivo per eccellenza. Tale partecipazione, per una “saga” che è più showbiz francese che cinema, è l’occasione per gli autori di inserire quanti più camei possibili. Il film verrà ricordato (oltre che per essere il film ad oggi più costoso della storia del cinema europeo) soprattutto per l’interpretazione di Alain Delon che fa un Giulio Cesare pieno di sé, nonché per i camei finali di Zidane, Mauresmo, Jean Todt e Schumacher: tutti, se si esclude quest’ultimo, velatamente pronti a celebrare la magnificenza dello sport e della cultura francese. Il film è a dir poco mediocre, poco interessante, sostanzialmente noioso: come una trasmissione della De Filippi: monocorde fino a che non arriva l’ospite strapagato a far palpitare quella porzione di spettatori che non aspetta altro che acclamarlo, al di là del contesto in cui si presenta. Ma per un film il contesto, ossia la storia, la sceneggiatura, gli incroci tra i personaggi, non possono essere messi in secondo piano, non possono fungere da mero contorno alla battuta ad effetto di un non-attore o ad una gag che finge un accadimento con ripercussioni storiche (come la nascita della Nike di Samotracia). Film, come tutta la serie finora, privo di qualsiasi interesse artistico.
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