Regia di Antonello Grimaldi vedi scheda film
CAOS CALMO è la terza interpretazione (non la migliore) di Nanni Moretti attore. Tratto dall’omonimo e bellissimo romanzo Premio Strega 2006 di Sandro Veronesi, il film prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci e diretto dall’isolano Antonello Grimaldi non si discosta granchè dal celebrato best-seller ed è la storia di Pietro Paladini, manager televisivo il quale mentre salva con il fratello stilista una donna che affoga nelle acque di Sabaudia, gli muore la moglie nel giardino della villa poco distante. Ritrovatosi solo con una figlia di dieci anni, rielabora il lutto stando seduto su una panchina, dinanzi alla di lei scuola quasi per un quadrimestre, da fine settembre alla vigilia di Natale. Pietro si riprende la sua vita, stando fermo, osservando il microcosmo che circonda il suo nuovo habitat per circa otto ore al giorno. Con distacco e ieraticità riceve i colleghi di lavoro ascoltandone crisi, frustrazioni, vendette che si consumano all’ombra di un’importante fusione tra la società italo-francese e un grosso tycoon americano. Nel frattempo riallaccia i rapporti con l’estroso fratello apparentemente scapestrato, subisce l’impeto e le accuse della cognata di aridità affettiva nei confronti della moglie e con un clic cancella un suo presunto tradimento. Fa sesso con la donna che salvò dall’annegamento, temporeggia sulle allettanti proposte di dirigenza e la cosa più importante lasciando la panchina e la scuola non fa soltanto un regalo alla figlia ma ritrova la stima di sé e degli altri, l’equilibrio interiore ed esteriore perduto. Moretti plasma il personaggio di Paladini su se stesso, correttamente senza slanci (se non nella performance hard con Isabella Ferrari), nella voce off si avvertono echi del vecchio alter ego Michele Apicella (quest’aspetto avrebbe meritato un maggior approfondimento), la sceneggiatura invece segue pedissequamente il romanzo dando allo sviluppo narrativo un andamento telefonato e la regia imbrigliata e troppo diligente non fa decollare la pellicola. Gli interpreti brillano di luce propria, dalle partecipazioni più robuste a quelle più fugaci, l’ideale comunque sarebbe di rileggersi il romanzo appiccicando i volti cinematografici a quelli letterari e così l’operazione funzionerebbe.
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