Regia di Antonello Grimaldi vedi scheda film
Dopo avere salvato una sconosciuta in mare, Pietro Paladini (Moretti) - dirigente cinquantenne romano di una grossa azienda televisiva prossima a un'importante fusione - torna a casa e trova la moglie morta. Da quel momento su di lui grava l'intera responsabilità di contenere il dolore della figlia di dieci anni (Di Martino). Le vacanze sono finite: Pietro accompagna sua figlia alla riapertura della scuola, promettendole di aspettarla lì sotto fino all'ora dell'uscita. Farà così per i mesi a venire, al punto di trasformare la panchina dei giardinetti antistanti la scuola nel suo quartier generale, dove si avvicenderanno colleghi di lavoro, la cognata scombinata (Golino), il fratello (un eccellente Alessandro Gassman) e persino il boss della multinazionale con la quale sta per avvenire la fusione (Polanski), oltre alla varia umanità che transita da quelle parti tutti i giorni: una ragazza che porta a spasso il suo cane (Smutniak), un bambino Dawn convinto che l'auto di Pietro lo saluti tutti i giorni e altri ancora.
Tratto dal best seller di Sandro Veronesi, il film di Antonello Grimaldi supera di una spanna le pagine del romanzo: azzera le marchette pubblicitarie, riduce la pletora di personaggi e affida a un Nanni Moretti davvero pertinente (ma francamente goffo in una scena erotica con Isabella Ferrari) il compito di esplorare quei luoghi dell'anima in cui - a dispetto del trauma subito e del senso di colpa che avrebbe potuto derivarne - il dolore si acquieta in una dimensione esistenziale altra, in uno zen della mente che trova in una panchina il suo rifugio. Nel film come nel romanzo, però, tutto rimane in superficie, a cominciare dall'intreccio, con i personaggi-chiave che finiscono forzatamente per conoscersi tutti tra loro per vie traverse. A dare lustro al film ci sono però la dimensione situazionista dell'opera, concentrata sulle atmosfere, e le dinamiche psicologiche tra personaggi, magnificamente orchestrate da un Nanni Moretti che, più che interpretare Pietro Paladini, sembra interpretare sé stesso. Con enorme bravura.
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