Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Un lavoro per nulla semplice: adattare quattro novelle di Pirandello - più breve prologo ed epilogo con tanto di scrittore protagonista - e risultare efficaci al cinema quanto sulla pagina stampata. Fallì maldestramente perfino Steno nel 1953 (L'uomo, la bestia e la virtù), avendo a disposizione nientemeno che Totò e Orson Welles. I fratelli Taviani invece riescono nel loro intento e vanno persino oltre: mettono in scena Franco e Ciccio, con la Giara, in un episodio che non ha quasi nulla di comico (almeno inizialmente) e nel quale il duo siciliano è semplicemente da ammirare. La durata è sconfinata (tre ore tre, anche se esiste una versione accorciata di quasi mezzora), ma ne vale la pena; le musiche, azzeccatissime, sono di Nicola Piovani.
Quattro novelle di Pirandello: una vedova riconosce solo due dei tre suoi figli: il terzo è infatti nato da uno stupro; un uomo ha gravi crisi nella notti di luna piena; un artigiano ripara una brocca gigantesca, ma vi rimane stupidamente intrappolato all'interno; un barone è costretto a concedere agli abitanti delle sue terre una giusta sepoltura. Infine, epilogo con Pirandello a colloquio con la madre.
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