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Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film

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La recensione su Kaos

di Baliverna
6 stelle

Più che un solo film, è una serie di piccoli film diversi per tematiche, ma anche per pregi e difetti.

Lo vidi quando nella prima visione TV di allora, tanti anni fa, quando Rai 1 faceva ancora le serate culturali. Non me lo sono più dimenticato: sarò per lo stile dei Taviani, sarà per Pirandello e le sue novelle, chissà. In ogni caso è una pellicola assai poco convenzionale

Una caratteristica che mi ha sempre colpito dei fratelli registi è che spesso le loro opere consistono di buon cinema interrotto da alcuni momenti che per me sono scivoloni o cantonate. E ciò fatta eccezione per i loro film migliori, che, secondo me, sono “San Michele aveva un gallo” e “La notte di San Lorenzo”.

Ma il presente sottostà alla consuetudine.

Il primo episodio è forse quello meno riuscito. La sorella Taviani (non me ne sovviene il nome) dà un'interpretazione un po' sopra le righe, e anche certi eccessi melodrammatici lasciano perplessi (perché afferra un fico d'India a mani nude?). È interessante però vedere la figura di Garibaldi vista da Pirandello e dai meridionali.

È pure degna di nota la rappresentazione del triste fenomeno dell'emigrazione, specialmente quando venivano divise le famiglie.

Il secondo episodio (Mal di Luna) è privo di difetti appariscenti. Si regge in gran parte sulla controllata interpretazione del protagonista, per come riesce a inscenare le sue crisi da luna piena. In questo episodio, inoltre, ci sono continue suggestioni erotiche, assenti dagli altri.

L'episodio della giara, con Franco e Ciccio, inizia, secondo me, molto bene – misurato e senza eccessi - ma poi sbanda e si confonde più volte. E questo per la tentazione dei Taviani di fare qualcosa di grottesco a tutti i costi. Ciò consiste sia nel finale disordinato, che nella danza dei sassi, la quale, se non ricordo male, è presa di peso da uno dei loro peggiori film, cioè “Sotto il segno dello scorpione”, tutto eccessi e astruserie. Perché diamine inserire a forza quel ballo nell'episodio della giara?

Peccato, perché l'inizio è molto bello, anche grazie all'interpretazione di due attori tutt'altro che frivoli e solo comici come Franco e Ciccio.

L'episodio dei contadini che protestano per ottenere il loro cimitero è un po' come quello del mal di luna: abbastanza buono e senza passi falsi.

Il migliore è, secondo me, l'ultimo, che vede lo scrittore siciliano (Omero Antonutti) tornare nella sua terra natale, in un viaggio tra realtà, memoria, sogno, presente e passato. Lo sguardo torvo dell'attore triestino ben si confà al personaggio di Pirandello. Questo sì che è buon cinema, senza spigoli, cadute di gusto, ed eccessi di sorta. I due registi riescono per di più a creare un'atmosfera sospesa e quasi irreale, e pure a commuovere. L'episodio dell'isola di pomice è poetico e quasi metafisico, che trasuda nostalgia.

 

 

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