Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
In un periodo di generale crisi e ripiegamento su se stesso quali furono gli anni Ottanta per il cinema italiano, i fratelli Taviani produssero invece il dittico composto da "La notte di San Lorenzo" e "Kaos" che resta fra i momenti più alti e genuini della loro ispirazione, opere uguagliate soltanto da "Padre padrone" e "San Michele aveva un gallo" (ancora non visto) negli anni Settanta.
"Kaos" è uno dei pochi tentativi davvero riusciti di adattamento al cinema dell'opera di Luigi Pirandello, uno scrittore che guarda caso qui funziona perché si è scelto di ispirarsi alla sua narrativa e in particolare alle "Novelle per un anno", mentre le sue opere teatrali al cinema non hanno prodotto praticamente mai grandi film. I Taviani compongono un film di oltre tre ore con quattro episodi, di cui generalmente "Mal di luna" risulta il più apprezzato, con un epilogo aggiunto da loro in cui immaginano che il grande scrittore torni nella casa natia e abbia un dialogo con il fantasma della madre morta.
"L'altro figlio", il primo episodio, è un racconto di solitudine e alienazione materna calato in una cornice storica, dato che si cita Garibaldi, che risulta il meno apprezzato dalla critica, anche se non manca assolutamente di buoni momenti e affascinanti invenzioni soprattutto a livello figurativo (le inquadrature col motivo della porta aperta sul paesaggio nei flashback della donna da giovane), e può contare su una buona prova di Margarita Lozano, già apparsa nella Notte di San Lorenzo.
"Mal di luna" innesta una venatura di realismo visionario in uno schema per altri versi consueto come il triangolo amoroso: si tratta di un episodio che reca intatta la personale cifra stilistica degli autori, la loro solidarietà per gli umili e gli emarginati, l'attenzione anche in questo contesto al dato psicologico. Fra gli attori, Claudio Bigagli è bravissimo nel rendere la sofferenza del malato di licantropia ed Enrica Maria Modugno è di una fisicità straripante, ma anche molto efficace nella caratterizzazione del personaggio.
Dopo due episodi di carattere drammatico, segue il riuscito intermezzo comico/grottesco de "La giara", che è l'ultimo film interpretato in coppia da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. È un episodio che naturalmente vuole prima di tutto omaggiare i due comici, invitando lo spettatore più scettico a rivalutare le loro figure attoriali, e poi ripropone il Pirandello più paradossale, quello di una risata dietro cui si nasconde sempre la riflessione disincantata sulla miseria dell'uomo, qui amplificata dal tema dello scontro di classe che porta i registi a citare perfino il Verga di Mazzaro'.
"Requiem" prosegue sulle linee tematiche della dignità dei miserabili violata dalla prepotenza dei potenti, con un mesto stoicismo che però non è rassegnazione, tanto che i carabinieri finiscono per solidarizzare con il vecchio che vuole essere seppellito nel terreno del latifondista. Stilisticamente non è il più brillante dei quattro, ma ha dei valori figurativi comunque nobili, che ne attestano l'omogeneità rispetto al resto dell'opera.
"Colloquio con la madre" ha un improvviso volo di poesia nella scena in cui la madre rievoca un viaggio di lei da bambina all'isola di Lipari prima di arrivare a Malta dove viveva il padre esiliato. La scoperta di una libertà inebriante che la fa sentire tutt'uno con il paesaggio è l'insegnamento che la madre vuole trasmettere al figlio ormai scrittore famoso.
Fra i contributi tecnici, di alto profilo soprattutto la lirica partitura di un Nicola Piovani già grandissimo, ma di forte spicco anche la fotografia di Giuseppe Lanci e le scenografie di Francesco Bronzi. Un ottimo risultato, un film forse perfino orgoglioso della sua "alterità" dalle pellicole che andavano per la maggiore allora, ma invecchiato molto bene fino ad oggi.
Voto 8/10
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