Regia di Asif Kapadia vedi scheda film
Osservi il manifesto del film e la sua grafica, noti l'anno di produzione che risale al 2006, leggi in rete la sintesi della storia, e subito, inevitabilmente, hai la percezione di qualcosa che è fuori posto. La vera domanda-thriller infatti è: "ma cosa ci fa nelle sale a Gennaio uno di quei fondi di magazzino horror che di solito ci vengono inflitti ad Agosto?". Poi capita come al sottoscritto che uno vuole approfondire il discorso e va al cinema, giusto per rendersi conto di persona di "cosa c'è sotto". Beh, devo dire che -date le premesse- poteva decisamente andarmi peggio. Il film non è memorabile, ma neppure da disprezzare in toto. Se non altro bisogna riconoscergli una certa onestà professionale: infatti il filmetto giunge nelle sale senza alcuna pretesa od ambizione, quasi in punta di piedi. Si tratta di un thriller psicologico senza infamia e senza lode, che ha per protagonista una spaventata e spesso assorta Sarah Michelle Gellar, preda di visioni inquietanti, presagi vari ed incubi assortiti. La sceneggiatura, fra un salto nel passato e l'altro, appare a tratti pasticciata e poco limpida. Quanto alla Gellar (detta anche "l'ammazzavampiri"...), con quella sua facciotta "un pò così", già la conosciamo, ci sono noti i suoi limiti attoriali, e sappiamo che la sua carriera piu' in là di così difficilmente potrà andare. Però anche in un filmetto di poche pretese come questo, c'è un "asso nella manica": la partecipazione (invero piuttosto ridotta...) del grande Sam Shepard nei panni del padre della protagonista...Sono pochi minuti nell'economia complessiva del film, eppure bastano a "fare la differenza". Eh, il vecchio Sam, avercene di intellettuali/artisti come lui: bravo attore, bravissimo scrittore, regista convincente, autore di testi per il cinema ed il teatro che gli hanno anche fruttato un premio Pulitzer...insomma un uomo dotato di talento creativo straordinario. Si intravedono qua e là timidi omaggi a Sam Raimi e addirittura a David Lynch, ma sono solo percezioni di un attimo, perchè in realtà non si avverte alcuna pretesa autoriale nella conduzione registica. Che poi, uno si chiede anche cosa abbia spinto uno come Shepard a farsi coinvolgere in un'operazione di modesto cabotaggio come questa. L'atteggiamento depresso della Gellar, che mantiene per tutto il film l'espressione imbronciata di chi gli è morto il gatto, imprime alla pellicola uno stile che piu' che cupo, o gotico, preferirei definire "malinconico". Un aspetto gradevole del film sono senz'altro i bei paesaggio rurali del Texas che vengono generosamente mostrati, e un'altra buona notizia è la durata congrua di soli 85 minuti. Qualcuno ha definito la Gellar come la "scream queen" del nuovo millennio, come già lo fu a suo tempo Jamie Lee Curtis: della capacità autoironica di quest'ultima però, la nostra "Buffy" non possiede nemmeno un grammo, dunque io ci andrei piano. Il problema principale di questo film è che la continua fusione dei due piani narrativi (la realtà e le visioni) non è realizzata con mano sicura, e alla fine, sommando la confusione che è nella testa della povera Gellar a quella generata nello spettatore dall'incauta sceneggiatura, beh, ci si raccapezza a fatica. Tuttavia, pur coi difetti evidenziati, non me la sento di negare la sufficienza a questo film, che comunque resta un prodotto onesto e certamente non assimilabile agli "horror d'Agosto".
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta