Regia di Phyllida Lloyd vedi scheda film
Ci sono alcune occasioni in cui ci si accorge che non ha senso parlare tanto dei significati reconditi di un film. È un’operazione abbastanza divertente, specie per un cinefilo. Ma qualche volta cause di forza maggiore impongono un ridimensionamento: a che serviamo noi cinefili quando tutto è così limpido? Io lo dico chiaro: non sarà un capolavoro (e non lo è perché non c’erano le basi), ma la versione cinematografica di Mamma mia! è una delizia. Chiara, nitida, cristallina, pura. E le motivazioni sono tante. Infonde immenso buonumore (nonché estrema serenità) perché si propone come inno alla vita senza pensieri (Hakuna Matata in Grecia); rinnova un genere che andava sostanzialmente reinventato; può contare su una colonna sonora evocativa, suggestiva e scatenata (piaccia o no, la musica degli ABBA è un’iniezione di allegria contagiante); una scenografia superba; un grande cast. E così tra un Mamma mia! ballato sulle terrazze assieme a cori sfuggenti per riflettere sul dà farsi con i tre ex amanti e un Dancing Queen cantato con le amiche più care per trovare una soluzione a tutti i problemi, ecco che il film scorre via leggero, mai banale, strepitosamente kitch, orgogliosamente pop, colorato come un caramello rubato alla bancarella della festa del paese, elegantemente scanzonato. È un film realizzato per divertire il pubblico da ottimi professionisti che innanzitutto si divertono. Ci metto la mano sul fuoco: la fantastica Meryl Streep, spudorata e magnifica, avrà accettato solo per cantare libera e vestirsi in modo a dir poco improbabile nel memorabile finale ballato e cantato sulle note dell’immortale Waterloo. E oltre alla sempre-sia-lodata dea Meryl (finalmente atterrata nella sua terra d’elezione, ossia l’Olimpo degli dei), figlia dei fiori e del vento, è oltremodo spassoso vedere l’inadeguato Pierce 007 Brosnan alle prese con costumi e lustrini. Insomma, è la rivincita della gente assurda che ha il Carnevale dentro. Non delude mai, tutto fila liscio come l’olio, ed è un bene che in un panorama spesso triste ci siano film positivi come questo. (D’accordo sul sostanziale plagio di Buonasera, signora Campbell, ma chi se ne frega, dai!)
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