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Blade Runner. The Final Cut

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Blade Runner. The Final Cut

di emil
10 stelle

L.A., 2019. La Tyrell Corporation produce in serie organismi cibernetici detti replicanti, in tutto e per tutto simili ad esseri umani, ma più forti e più intelligenti; unica limitazione è che la loro "vita" ha una durata di pochi anni. Lo scopo della produzione è quello di inviarli nelle colonie extramondo, sedi esterne al pianeta terra, con l'obiettivo di espandere il dominio umano nell'universo. Alcuni di essi però , capitanati dal replicante Roy Batty (Rutger Hauer) durante una missione si ribellano e decidono di introdursi all'interno dell'azienda dove sono stati creati : vogliono un faccia a faccia con il loro creatore, il dott. Tyrell, per capire se possono allungare la loro "durata". Al cacciatore di taglie Rick Deckard (Harrison Ford), ex poliziotto dell'unità speciale Blade Runner, è affidato il compito di "ritirare" i replicanti ribelli.

 

Capolavoro assoluto di Ridley Scott che finalmente dice l'ultima sul film avendo piena libertà creativa in questa "Final Cut" che beneficia di un restyling estetico nei dettagli e vede alcuni inserti violenti che mancavano nella "Director's ", ma di fatto poco aggiunge ad un film che rimane gigantesco ed immortale.

 

Impressionante il lavoro sulla luce del direttore della fotografia Croneweth (probabilmente ben diretto dal regista, visto che nella sua carriera vertici del genere non sono più stati raggiunti) , capace di usare fendenti di luce come fossero lame pronte a dilaniare le carni dei personaggi e l'inquadratura. E' una luce priva di speranza, è tetra e piena di disperazione.

Nebbia e pioggia onnipresenti avvolgono la città come avessero vita propria, le luci dei neon imbrattano edifici e strade, ma i colori vivaci delle insegne affondano in un abisso lugubre di sconfitta, sensazione che regna ovunque. E' il neo noir di Scott,il cui gusto estetico sfiora livelli di perfezione grazie anche ad una scenografia futuristica che trae ispirazione dalla serie di fumetti francese "Metal Hurlant".

Cast in stato di grazia: Sean Young incarna la speranza ed il futuro, algida e bellissima. Ford è ovunque, pronto ed incredulo deve affrontare una sfida persa in partenza , ma è l'attore olandese Hauer ad essere stratosferico.

Roy Batty, il replicante che prende coscienza di sè, che si chiede e chiede al proprio inventore, al proprio "padre" una soluzione, cosa fare per vivere ancora un po'. E' il desiderio di vivere il tema dominante del film, che miracolosamente conferisce ai personaggi mille sfumature differenti. I replicanti siamo noi che non accettiamo di morire e che non ci rassegniamo all'ineluttabilità della morte. Epocale il monologo finale del leader dei replicanti, che racchiude l'amara consapevolezza di chi ha visto abbastanza ma ancora troppo poco .

Un miracolo di film che racchiude in se la summa dei generi: western, thriller, dramma, persino il melò ( che non è solo il sentimento che nasce tra Deckard e Rachel). Imprescindibile.

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