Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Il Final Cut di Blade Runner è in sostanza il miglioramento tecnico di un film già capolavoro con l'aggiunta di dettagli nei momenti più violenti, che, diversamente da quanto si potrebbe credere, non sono inutili, ma rendono maggiormente emotive le scene di cui fanno parte (come nelle impressionanti convulsioni disperate di Pris morente, con l'ultimo balzo in ralenti, o l'importanza del dettaglio del chiodo nella mano di Roy, espressivo rimando cristologico, insieme alla colomba, l'anima che vola via nello stupendo finale).
Film epocale per il sottotesto simbolico, le suggestioni nostalgico-futuristiche, le architetture imponenti, inquietanti e seducenti, l'inumana umanità dei risvolti morali ed esistenziali, le soluzioni formali e tecniche geniali (prima dell'ausilio dei computer, paradossalmente, vista l'epoca d'ambientazione). Per non dire della strettissima e profonda aderenza intima di colonna sonora (intesa anche come dimensione rumoristica) e immagini: il forte e autentico intuito di Vangelis (Evanghelos Papatanassiou) è l'unica soluzione credibile ed efficace al significato del film, grazie alla preponderanza di suoni elettronici e sintetici che si fondono con la "natura" replicante e gli stessi rumori di identificazione ambientale, assurti a vero e proprio materiale timbrico e tematico. Miracoloso anche in questo senso il finale: Roy morente, quando accomuna nel discorso la liquidità di lacrime e pioggia, è assecondato dai timbri cristallini della melodia elettronica, con risultati assolutamente autentici, poetici ed emotivi. Per fortuna senza l'intervento della voce over di Deckard, che ne avrebbe stravolto il senso. 10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta