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Blade Runner. The Final Cut

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Blade Runner. The Final Cut

di Thrombeldimbar
8 stelle

Definitiva, spero, e marginale operazione commerciale del più bel film diretto dal serioso regista inglese, un cult  apprezzatissimo da molti cultori in tutto il mondo esperti appassinatissimi del grande schermo ‘fantascientifico’ del cinema. Certo, molto meno dannosa di quel totale sfacelo non richiesto di "Blade Runner 2049", ma pur sempre una rivisitazione poco significativa. Da tempo sappiamo che Ridley Scott abbia perso il ‘boccino’, ma questo fatto non deve impedire dall'esimermi dallo scrivere una recensuccia su uno dei più bei film visionari post apocalittici di sempre. Al contrario sentivo il bisogno di parlar male di un altro pezzo da Novanta della cinematografica mondiale prezzolato, che non dirige un film guardabile dai tempi di "American Gangster". In soldoni cosa cambia? Poco o nulla a perte qualche particolare inedito e una ricostruzione "grafica" magniloquente in ultra definizione. Molto, molto bella, e che può tranquillamente competere con le produzioni hi-tech di ultima generazione. Analizzando, va specificato, una delle più belle creazioni cyberpunk post apocalittiche della storia solo in parte sia chiaro.. È evidente infatti che il film non presenta una trama particolarmente ispirita e complessa, l'opera acquista valore profetico più che altro per il meraviglioso monologo finale che ha regalato forti emozioni ai tanti fan boys già dalla prima visione. Blade Runner  rimane un film di significato importante esclusivamente sotto l'aspetto visivo. La scenografia distopica, in questo sempre più raro aspetto, non è funzionale solo alla meraviglia estetica della gioia del vedere. Come invece sempre più spesso accade oggi nella quasi totalità delle proposte cinematografiche. Ma perfettamente unita e funzionale al senso persistente che percepiamo della devastazione; del malessere fisico e psichico del vivere l'esistenza in un mondo disumanizzato ormai alla morente deriva. Ecco perchè sono stati fabbricati loro, i "Replicanti". Esseri biologicamente sintetici apparentemente uguali ma superiori in tutto e per tutto agli esseri umani, la razza "dominatrice" di questo angolo d'universo degradato. Dominatrice per il motivo che a "loro", volenti o nolenti, non sono concessi gli stessi privilegi, come sempre.. Non gli viene concesso infatti volenti o nolenti, di interagire in questo mondo "d'umanità". Essendo stati deportati e costretti, come sempre.. a lavorare e a svolgere le manzioni più degradanti. 

 

Los Angeles anno 2019.

 

R. Deckard (Harrison Ford), agente dell'unità speciale Blade Runner invece svolge tutt'altro tipo di lavoro. Deve eliminare tutti i Replicanti evasi dalle colonie extramondo qualunque esso sia il motivo.. I Replicanti Roy Batty (Rutger Hauer), Pris (Daryl Hannah), Zhora (Joanna Cassidy), Leon (Brion James), ce l'hanno fatta.. e il loro, di motivo, è di comprensibilissime necessità. Il caso da portare a termine è stato accettato forzatamente dallo scontroso cacciatore di taglie, cioè quello di individuarli ed eliminarli per il bene della comunità.. Deckard dovrà fare i conti con la morte, con un amore impossibile ma inreversibile, che gli cambierà per sempre il corso della vita. Viene da domandarsi, come c'è stato insegnato dal tormentato scrittore P. K. Dick, autore del libro "Do Android Dreams of Electric Sheep" cui prende spunto la sceneggiatura del film. Cosa sia in realtà "l'umanità cognitiva" e perché mai venga esclusivamente e strettamente collegata all'essere vivente umano. Cos'è che ci rende uomini e cosa no!

 

 Sono, siamo troppo piccoli per afferrarlo.. 

 

7-8/10 

 

scena

Blade Runner. The Final Cut (1982/2007): scena

 

 

 

 

 

 

 

 

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