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Blade Runner. The Final Cut

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Blade Runner. The Final Cut

di alan smithee
10 stelle

locandina

Blade Runner. The Final Cut (1982/2007): locandina

Accolto in modo assai tiepido alla sua prima uscita, ma divenuto, anche grazie alle sue molteplici versioni tra Director's cut e Final cut più o meno ufficiali, un film culto già a partire dai primi anni '90, Blade runner è ambientato in un futuro prossimo che rappresenta ormai un nostro recente passato: nel 2019 infatti, in una Los Angeles immersa in una pioggia perenne, ove nelle vie celesti contrassegnate da molteplici grattacieli illuminati da enormi pannelli pubblicitari, viaggiano astronavi e veicoli volanti in grado di creare un traffico superficiale più caotico che quello nelle normali arterie stradali, un compassato agente facente parte della squadra speciale dei "blade runner", di nome Rick Deckard, va alla ricerca di un gruppo di replicanti ribelli che, fuggiti dalla colonia ove erano adibiti a lavori pesanti e ripetitivi, intendono confondersi tra la folla cittadina, con l'ambizione di aspirare pure loro ad una vita "imperfetta" e soggetta a scadenza, propria degli esseri umani.

A costoro le macchine, tecnicamente perfette ed immortali, invidiano la capacità di provare sentimenti, quegli stessi che paiono mancare all'integerrimo agente Rick, risoluto e senza pietà nel dare la caccia e "terminare" quei furbi androidi decisi ad anelare l'imperfezione in nome di una genuinità di vivere mai provata fino a quel momento.

scena

Blade Runner. The Final Cut (1982/2007): scena

scena

Blade Runner. The Final Cut (1982/2007): scena

La caccia del detective si concentra, in particolare, nei confronti del carismatico leader dei fuggiaschi, ovvero l'ossigenato Roy Batty, che darà prova di astuzia e di malizia non dissimili ai sentimenti umani a cui il gruppo di ribelli anela, e che uscirà di scena pronunciando una delle frasi cardine della storia del cinema, e forse anche la più conosciuta, forse anche più famosa dello stesso film e che, come certo noto, suona così:

"Io ne ho viste cose, che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire".

Pathos, commozione, autentica emozione ha reso immortale questa scena, e Blade runner un film culto non solo tra i confini della fantascienza, in grado di rendere palese l'anelito di vita e la frustrazione che rende la macchina perfetta ed immortale, come un ingranaggio senza sentimento, che tuttavia anela a questa sua mancanza, desiderandola più di ogni altra cosa.

Deckard, innamorato della bella Rachael al punto da convincersi ad andare oltre l missione di sterminatore di androidi che lo vedeva esponente irriducibile e senza sentimento, per fuggire con lei, è uno dei momenti più romantici della storia del cinema, ed il dubbio finale circa l'indizio che indicherebbe proprio essere egli stesso un replicante, si trasforma nell'enigma che galvanizza e rende la storia, liberamente tratta dal romanzo di di Philip K. Dick "Il cacciatore di androidi", sceneggiato da Hampton Fancher e David Webb Peoples, un capolavoro di finezza narrativa ed epicentro di emozioni a prova di roccia.

"Peccato però che lei non vivrà...sempre che questo sia vivere….".

Sean Young

Blade Runner (1982): Sean Young

Harrison Ford, Rudger Hauer, Sean Young, Daryl Hannah, Joanna Cassidy, Brion James, Edward James Olmos, conferiscono ai rispettivi personaggi una luce indelebile, che restituisce ai rispettivi interpreti il ruolo cardine dell rispettive, spesso notevoli carriere. 

Ridley Scott, qui al suo terzo film, diventa un autore di culto, un cineasta a cui dedicare seminari, trattati, pubblicazioni.

E blade runner un film che, passato inosservato alla sua uscita, si appresta ogni decennio a tornare in sala, spesso con nuove versioni, con o senza unicorni (pare ne esistano addirittura sette!), con o senza voce fuori campo, con nuovi finali, e ancora con la leggenda magnifica delle scene iniziali di Shining generosamente fornite da Kubrick a Scott, e dallo stesso utilizzate per il suo finale all'insegna della speranza.

Tutto vero? Tutto falso? la solita lungimirante verità che sta a metà? Poco importa: Blade runner resta un cult che, a differenza della maggior parte dei film, occorre e fa piacere riguardare senza mai stancarsi, ogni volta riuscendo a percepire nuove sensazioni...andate perdute irrimediabilmente le volte precedenti…."come lacrime nella pioggia". 

 

 

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