Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Un parabola moralista per lo spettatore comune. Mette insieme tante cose che non mi piacciono del cinema commerciale americano e del loro modo di raccontare la realtà. In questo caso abbiamo due umanità a confronto. Da una parte l'uomo buono, colto, tutto d'un pezzo, tanto solido moralmente da non aver mai tradito la moglie, dotato di fede, di bella famiglia - come si può notare da brevi quadretti - benestante senza eccessi (l'italiano medio se la sogna la sua casa). Dall'altro il burbero, molto scrooge, un nababbo solo, senza fede, senza famiglia. La prima domanda è: chi in America si può permettere quelle cure mediche? E' talmente teoretico - filosofia puritana spicciola - che sono riuscito ad anticiparne il finale e dire che sono più le volte che non ci azzecco. Questa volta invece non poteva che andare così. Il buono muore e l'evento rinsavisce il burbero semi-cattivo. Poche inquadrature sul dialogo ripreso con la figlia trascurata, un primo piano sul sorriso della nipotina, bambolina dai capelli dorati, così tutti fanno oh - Povia ne sa qualcosa. That's America! Come può non essere bellicoso un popolo del genere che taglia la vita a fette tanto grossolane come questa. Questa la trama e la messa in scena. Cosa dire del film in sé per sé da un punto di vista prettamente cinematografico, ossia come composizione per immagini? Lasciamo perdere.
p.s. il ritratto del buono da giovane, col beretto militare, al suo funerale sembra Obama infatti uno dei suoi desideri frustrati era quello di diventare il primo presidente nero degli Stati Uniti. Coincidenza? Americani? "Questo al gatto, questo al cane..."
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