Regia di Colin Strause, Greg Strause vedi scheda film
Finalmente(?) i mostri siderali più amati del cinema moderno, 'bavetta acida' Alien e il 'guerriero rasta' Predator, sbarcano sulla terra e nelle sue fogne, per la precisione nella solita, sperduta, pseudoridente cittadina anonima degli sconfinati USA. Acerrimi nemici nel dna, anche qui continuano, irremovibili, la loro infinita battaglia, interferendo nelle quotidiane miserie umane, risultando persino indispensabili nel risolvere alla radice grattacapi terreni altrimenti insormontabili: il legame di una figlia per il suo papino piuttosto che per la mammina o testosteroniche rivalità tra maschi giovinastri per la bella di turno. Promettono scintille e scenari apocalittici ma è solo stanca, sbiadita routine. Abbondanti gli effetti speciali su cui il film tutto si regge; storia già vista che vuol farsi audace quando mostra la forte (?) scena di un cucciolo di alien partorito da un’umana in travaglio, per la quale la pellicola si è aggiudicata il divieto ai minori di 18 anni (!). Cliché come se piovesse, personaggi stereotipati e omaggi alla saga 'aliena' quando ancora faceva palpitare (donna-rambo con bimba da proteggere). Sospetto più che fondato di un terzo capitolo per i due mostri sacri dello sci-fi in celluloide targato '80, oramai scaduti e svenduti in nome delle oscure leggi (oscurano l'arte) di mercato. Noiose insipide scaramucce (altro che scontro titanico), mentre la frastornante acustica per tutto il tempo martella i nostri poveri timpani finché, assuefatti, non la percepiamo come blanda filodiffusione, intorpidendoci invece di scuoterci. E tanta irritazione nel constatare che quasi tutta la pellicola è calata in una perenne, studiata oscurità che ci impedisce di distinguere i soggetti sullo schermo, tant'è che lo sbandierato asso nella manica, l'atteso ibrido 'Predalien', resta un oscuro mistero (chi l'ha visto?) e, comunque, non riscatterebbe dalla mediocrità un filmetto fondamentalmente brutto e innocuo (vale anche per la scena incriminata), che si prende estremamente sul serio, come dimostra il tono solenne, epico della soundtrack su titoli di coda interminabili che al confronto il Superman con Christopher Reeve sembra una produzione low budget.
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