Regia di Frank A. Cappello vedi scheda film
Mi sento preso in causa... come tanti credo e temo... tutti quelli che sono relegati ad una vita mediocre pur sapendo di meritare, di valere ben più di coloro i quali... quel di più l'hanno avuto - senza particolari meriti... per dono divino ( e quasi mai se ne rendono conto, anzi, si pongono loro stessi degli a livelli di Dio)
Ma esistono "mediocri" e mediocri... quelli condannati a tale condizione, come il ns protagonista - uno Slater a tratti un po' troppo sopra e sotto le righe - i quali, quando son chiamati in causa, a dimostrare un'anima, dimostrano di averla. Eccome.
Tenerssima la scena in cui la ragazza inferma, Jenny credo, chiede al personaggio interpretato da Slater, di chinarsi su di lei, immobile nel letto, per darle un bacio sulle labbra. Proprio lei che, pochi giorni prima, con lo stesso espediente, le aveva sputato in faccia, accusandolo ingiustamente di averle distrutto la vita.
Tenerissimi i due quando lei chiede di far l'amore... comunque, nonostante l'infermità, perchè vuole dar piacere a lui... -"ma lo sentirai tu!" - dice lei, volendo esternare così affettuosamente la sua riconoscenza verso l'uomo che ora si occupa di lei, quell'uomo che l'ha salvata d'apprima da un omicidio - e per questo l'ha odiato - e da un suicidio la seconda - e per questo ora lo ama. Forse. E vuol concedersi a lui.
E lui le crede... eh... prima di porsi tante domande... in risposta all'offerta carnale e sensuale dei seni di lei, ancora vivi, ancora caldi... risponde con dolcissimi baci su quel suo mignolo - unico arto della ragazza nuovamente sensibile, che dal momento del tentato suicidio ha ricominciato a improvvisamente a muoversi...
E altrettanto all'improvviso, la donna ritrova fede nella probabilissima guarigione, dichiarata dai medici stessi... infondendo così una speranza anche nel cuore del suo salvatore - che lei ora chiama "mio ragazzo" - speranza di raggiungere una vita "quasi vera", donandogli quel "di più" tanto agoniato da quell'uomo "mediocre"... ormai arreso all'impossibilità - ingiusta - di poterlo mai ottenere.
Ma la sfortuna è in agguato... :'( - Oltre a questa speranza - presunta allo spettatore prima cha al protagonista - ... l'innata bontà della donna così rinata, dall'umanità così ritrovata, instilla nella sensibile mente "allienata" del protagonista... anche il "maleficio" del dubbio...:'(
la scena del crollo psicologico del personaggio di Slater, quella sulla poltrona, quando apre la busta... non è chiaro se sia stato o meno tradito nei sentimenti... ma soprattutto è recitata in maniera esageratamente schizzoide... paranoica o paranoide che dir si voglia... come le immagini che la tv proietta su di lui.
un po' sotto le righe come dicevo... ma a tratti, nelle scene intime con la ragazza, non è male, ricorda quel se stesso giovanissimo in il nome della rosa" per la genuina tenerezza incerta nell'approcciare all'amplesso...
credibile nella versione disumanizzata... inferma sulla sedia a rotelle, ora che, penitente, si ritrova con una certa coscienza "umanizzata"...
lui, che solitamente interpreta, per altro benissimo, il ruolo del "perdente" ( termine che odio!..come se la vita fosse una gara! ), qui recita la parte dell'ennesimo capo viscido e meschino... ma non ci riesce benissimo... comunque poche scene e solo una determinate, ma ai fini dell'interpretazione di Slater...
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