Regia di Paolo Genovese, Luca Miniero vedi scheda film
Gli esami non finiscono mai. Nemmeno le notti prima degli esami, intese come filone, che proseguono serene e spensierate come il loro pubblico. Altro giro, altra citazione (nel titolo) da Venditti: basta il manifesto per capire di essere di fronte a un’altra storia di piccoli grandi amori, sempre fermi al Tempo delle mele. Dai registi di Incantesimo napoletano, Genovese & Miniero, che questa volta cucinano il ragù in salsa multietnica. Di soia, per la precisione. Prendendo in prestito ragione e sentimento dai vari matrimoni greci, East is East e banchetti di nozze ma giocando con gli orientali maccheronici da Delitto al ristorante cinese di Corbucci e Tomas Milian. L’atmosfera infatti è caciarona, vitale, almeno nella prima parte, zeppa di caratteristi. C’è Hal Yamanouchi, da sempre orientale di borgata; c’è il Califfo che dice la sua: «Il culo non canta ma conta» e Maurizio Mattioli mattatore. Vaporidis studia da sex symbol, con ‘sta faccia da impunito, intanto fa il Blues Brother per mettere insieme una band con cantante cinese (la giappo-romana Valentina Izumì). Gli autori, Brizzi in testa, ci sono e ci fanno, sfottono le canzoni mitiche, scherzano coi fanti senza lasciar stare i santi, dal bagno nella fontana di Trevi al maccherone di Albertone. Peccato per il finale senza idee.
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