Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Letto il libro, visto il film. Frank Darabont ha dovuto fare delle scelte rispetto al racconto di Stephen King, ha aggiunto alcune cose e tolto altre. La maggior parte di queste variazioni sono comprensibili, ma discutibili: gli elementi aggiunti non conferiscono maggior valore alla narrazione perché cercano di spiegare aspetti che saggiamente l'autore aveva lasciato irrisolti (l'origine dei mostri, il destino della moglie), quelle tolte invece qualcosa fanno perdere. L'eliminazione dell'incontro notturno tra il protagonista e Amanda rende la vicenda più piatta, le riflessioni di David Drayton sul senso di quanto accaduto sono molto importanti per spiegare come in situazioni assurde ci si possa comportare in modo inspiegabile e come la vita abbia una propria spaventosa forza autonoma a prescindere dalla situazione, per quanto grave, nella quale ci si possa venire a trovare. Il fattore psicologico è l'altro grande assente nel film, mentre è essenziale nel libro. Discorso a parte merita il finale, fortemente voluto dal regista, gradito da Stephen King, completamente diverso da quello del racconto. Nel libro, il finale è aperto, dubbioso, pieno di incognite ed oscuro, nel film invece Darabont ha inserito un tipico epilogo alla Creepy, beffardo, amaro, tragico e allo stesso tempo una "specie" di lieto fine, che secondo chi scrive è di cattivo gusto, decisamente inferiore a quello originale. Al di là di questi aspetti, le interpretazioni sono banalotte, ordinarie, così come tutto il film, che è immerso nella nebbia. Delle poche pellicole dirette dal regista, questa è decisamente inferiore alle altre.
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