Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Lui è un tecnico informatico, lei gestisce un'associazione anti-razzismo. Quando lui conosce una bellissima ragazza nera (anche lei sposata) tramite l'associazione della moglie, scoppia il patatrac.
Spesso e volentieri, quando gli italiani vogliono dimostrare di non essere qualcosa di negativo (disonesti, immorali, cinici, delinquenti...), ottengono l'esito precisamente opposto, cioè dichiarano apertamente i loro difetti e le loro malefatte. Bianco e nero non sfugge a questa regola di mediocrità e ipocrisia, sfoggiando un macroscopico razzismo per tutti e cento i minuti della sua durata di film anti-razzista. L'occasione è ghiotta per la sceneggiatura della regista, di Giulia Calenda e di Maddalena Ravagli: mettere sulla scena una serie di personaggi ignoranti e/o legati ad antiquati luoghi comuni per poter dare la stura, giustificandola, a una nutrita serie di insulti e stereotipi infami sul colore della pelle. Il risultato va perfino al di là del comune senso dell'imbarazzo: e indubbiamente per ottenerlo è stata decisiva la scelta di impiegare non-attori come Fabio Volo e Ambra, sgraziati oltre il livello di guardia nel loro continuo duetto latrante. Al loro confronto la senegalese Aissa Maiga (già attiva nel cinema francese da un decennio, alla prima esperienza in quello italiano) pare degna di un Oscar; si segnalano poi in ruoli di contorno Katia Ricciarelli, Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli, Teresa Saponangelo, Bob Messini. I limiti della pellicola sono talmente evidenti che è inutile affondare il coltello ulteriormente nella piaga: dispiace soprattutto per Cristina Comencini, in passato autrice di opere ben più meritevoli di plauso (non che occorra granchè, per esserlo). 2/10.
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