Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Due grandi attori gigioni, tre belle donne e un bel film? Sì. Ma non un capolavoro.
Ebbene, nuovamente ivi dissociato da vincoli editoriali, libero, creativamente, di scrivere remoto da ammorbanti regole SEO, libero di redigere il tutto, diciamo, in modo non canonico, scriverò una recensione alla Falotico (invero, già scritta, sotto immessa, eh eh), riguardante questo bel film, però non eccezionale, firmato da Ridley Scott nel 2007. Da me già visto, credo, se non ricordo male, l’anno dopo. Oppure nel 2009? A voi certamente non importa questo trascurabilissimo dettaglio mio temporale-mnemonico, quasi da smemorato o (im)perfettamente memore dei miei trascorsi cinefili. Questi, sì, non affatto dimenticati. Spero invece che possa interessarvi la mia disamina peculiare e, ribadisco, fermamente sottolineo immantinente, tal review finalmente non propriamente classica, pedante e noiosa. Con qualche inevitabile svolazzo pindarico.
Orsù, American Gangster, film della durata interminabile di 170 minuti abbondanti, nella sua versione rimontata ed estesa, forse solo netti, miei inetti, film sopravvalutato, soprattutto da Paolo Mereghetti che, all’epoca, gli assegnò 3 stellette e mezza sicuramente esagerate e figlie d’un entusiasmo non ponderato ma circostanziato alla sua visione affrettata e troppo magnificante l’opus di Scott? Il film presenta nel cast, oltre ai due attori protagonisti, tre ottime figliuole che poi enunceremo singolarmente, lodandone le beltà sensuali. Donne peccaminose? No, scatenanti voglie libidinose. I due interpreti principali sono Denzel Washington & Russell Crowe, che marcantoni, entrambi premi Oscar e due maschi alfa, tutti e due or ovviamente invecchiati e perfino ingrassati, irrecuperabilmente il secondo, aggiungo e preciso, io. I quali, anni or sono, furono rispettivamente rappresentanti della virilità fatta persona e sex symbol(s) in carne e ossa, no, incarnanti la mascolinità razzisticamente agli antipodi. No, non ho scritto una cosa razzista. Appartengono infatti e oggettivamente a due palle, no, allo stesso sesso ma hanno pelli diverse, cromaticamente parlando a riguardo del loro colore epidermico. Washington, attualmente, sta girando Il gladiatore 2 (nella parte di Nerone?, ah ah) mentre, che ve lo specifico a fare, Russell ottenne l’Academy Award come Best Actor per Gladiator, prima sua collaborazione con Scott. Per Washington, American Gangster, dopo tanti film girati col fratello compianto di Ridley, ovverosia Tony Scott, fu la prima sua esperienza col regista di Alien. Mentre per Crowe fu la terzultima sua collaborazione col director’s cut, no, director e basta, di Blade Runner che, come sapete, presenta varie versioni. Quasi tutte approntate da Scott stesso? No, solo una è stata approvata dal regista di molti film che doveva invece cancellare dal primo all’ultimo minuto, in quanto inutili e filmati, come si suol dire, con la mano sinistra. A cui andrebbero inclusi Nessuna verità e Robin Hood, le ultime due pellicole, per l’appunto, della coppia Scott-Crowe? Sceneggiato egregiamente da Steven Zaillian (regista di The Night Of, writer di The Irishman e Schindler’s List), malgrado qualche dialogo didascalico e scontato, diretto con buon piglio da uno Scott inedito (poche volte, infatti, si cimentò con un gangster movie vero e proprio, tralasciando le incursioni in ambienti malfamati, vedasi, per esempio, Black Rain), American Gangster è prolisso, spesso troppo manicheo, ripieno di superflue digressioni messe un po’ a casaccio per allungare il brodo, con un impresentabile Cuba Gooding Jr. nei panni del realmente esistito Leroy Barnes e un assurdo cammeo inspiegabile assolutamente da parte di Norman Reedus in quelli del detective di nome (ma guarda un po’ che fantasia ad assoldare lui) Norman, e un Washington che cita e mostra una foto di Martin Luther King per ricordarci Malcolm X, gigioneggia a tutto spiano oltre il legalmente cinematografico accettabile, rendendosi sovente insopportabile e antipatico alla pari del character da lui interpretato, alias Frank Lucas. Inizialmente, all’apparenza, un normale “manovale” della criminalità più bieca del New Jersey. Autista inseparabile del suo boss Bumpy Johnson che gli muore, nell’incipit, tetro e suggestivo, quasi fra le braccia, malgrado la chiamata tardiva dell’ambulanza. Paragonabile a Scarface di De Palma, probabilmente ricalcatone nel canovaccio, il film segue l’ascesa al potere da narcotrafficante del Lucas/Washington suddetto. Contrastato dal coriaceo poliziotto Richie Roberts (un Russell Crowe sorprendentemente con la sordina ma, con una pettinatura perfettina che poco si confà al suo fisico taurino da picchiatore indomabile e già, d’innata costituzione fisica, poco tendente al magrino).
Lucas, in men che non si dica, in virtù d’un coraggioso intrallazzo con un mammasantissima del Triangolo d’oro thailandese, importando da quest’ultimo eroina purissima, diviene un temuto uomo di potere glaciale.
Un iceman che si vendicherà brutalmente anche dello stronzo mr. Tango (Idris Elba) e sposerà una giovane fanciulla prelibata, bella ma forse illibata e molto ambita, Eva (Lymari Nadal).
Di mezzo c’è financo l’ambiguo ma fascinoso, forse facilmente corruttibile, investigatore Trupo (Josh Brolin). Richie, intanto, durante le sue indagini, oltre a lottare contro Lucas, tentando di acciuffarlo, più che altro inchiodarlo, deve combattere in tribunale con l’ex moglie Laurie (Carla Gugino) perché lei vuole proibirgli di vedere suo figlio. Nel frattempo, Richie, in apprensione eppur al contempo sbattendosene legalmente, no, leggermente, si sbatte tranquillamente la sua fottuta avvocatessa del c... zo (KaDee Strickland, la quale assomiglia alla pornostar Pristine Edge).
Ecco, ho appena eccitato, no, succitato le tre sexy women che dapprima citai. Nessuna di esse però mostra nudamente le sue grazie. Solamente l’ultima eccitata, no, da me poc’anzi citata, cioè la Strickland, esibisce a malapena le sue gambe mentre Richie/Crowe “le dà dentro” e se l’ingroppa bellamente. Che ottima monta(ta), no, che supremo e sincronizzato montaggio di Pietro Scalia.
La fotografia, eccellente e chiaroscurale, atmosfericamente plumbea e demodé, di Harris Savides, è di certo la cosa migliore d’un film piacevole, sebbene dispersivo e affetto da una tediosa lungaggine non necessaria. Sì, American Gangster è, evidenzio ancora, un buon film, altresì nulla di che. Allineato, abbastanza banalmente, ai triti e ritriti stilemi consunti della classicità hollywoodiana più prevedibile e frequentemente monocorde. Con molte scene telefonate, stupidamente violente in forma gratuita e ingiustificata. Con un Washington, come di consueto, sì, bravo eppur spesso e volentieri sopra le righe fastidiosamente, rimarco. Che forse faceva le prove generali per Equalizer. E che, da Man on Fire in poi, specialmente, pare divertirsi un mondo (noi, onestamente meno, lo preferiamo nel suo Barriere) a indossare il ruolo del duro e del figo cazzuto figlio o di troia o machiavellico contro i figli di puttana più bastardi e irredenti.
L’ex di Mara Venier, il villain di Sylvester Stallone in Dredd - La legge sono io, sua brutta copia senza muscoli, (in)dimenticabile in Gotti, incarna un personaggio à la Lorenzo il Magnifico dei poveri e dei narcos. Brolin, inoltre, prima di Sicario di Denis Villeneuve e del sequel del nostro Stefano Sollima, Soldado, imita il Benicio Del Toro di quasi tutta la filmografia di quest’ultimo. In quanto, il grande Benicio è oramai tristemente chiamato quasi esclusivamente, da Traffic in poi, a essere o uno che combatte i cartelli di droga, messicani e non, oppure il dottor Gonzo drogato di Paura e delirio a Las Vegas, arrivando quindi a essere il re degli spacciatori come in Escobar di Andrea Di Stefano. Ridley Scott, a ottanta primavere, ancora ce la fa a scopar’ Gian(n)ina Facio? A volte, forse pensa, fra sé e sé... non più gliela faccio. Allora mi faccio, no, giro un altro film e bevo una cioccolata calda della Ciobar. Il suo Napoleon sarà forse più brutto del lifting della Facio? Impossibile. E Il gladiatore 2? Francamente, con tutta la stima possibile per Paul Mescal e Washington, un gladiatore senza Russell Crowe e Joaquin Phoenix, sarà come Harrison Ford in Blade Runner 2049. Guardabile ma anche no. Ora, scusatemi, non amo la mescalina e non conosco benissimo tale Mescal. Vado a fumare una sigaretta Philip Morris Blu e lascio stare la droga di Lucas/Washington, qui denominata Magic Blue. Amai di più il fu Magic Johnson e, detta fra noi, a Denzel Washington, preferisco il Tartufone Motta. Alle donne, Denzel, invece, piace molto. Avrà un ucc... ne? Non è dato saperlo. Nel film, Ricochet, non glielo vediamo fra le cosc’ ma ha una scena di sesso interrazziale, dopo essere stato narcotizzato, con una bionda whore a mo’ di Isiah Maxwell. Quest’ultimo ce l’avrà anche lungo ma, quando scopa, pare che non goda molto, sarà per colpa del fallo, no, fatto che, per girare “tremila” (iperbolizzo) film per adulti al mese, con ogni probabilità, assume(rà) sostanze stupefacenti che lo fanno venire, inoltre, poco. Ma che c’entra ciò con il resto?
Alle “donne” di Maxwell, soventemente, non c’entra...
Ah, dimenticavo, perdonate per lo “spogliarello”, no, lo spoiler seguentemente dettovi: Richie/Crowe, alla fine, incula Lucas/Washington. Sì, Russell lo fotte. Allo stesso modo, parzialmente lo salva e il culo gli para. Quindi, non è razzismo, le cos(c)e andarono così.
Per finire, He Got Game di Spike Lee fa alquanto schifo. Malgrado Jill Kelly & Chasey Lain si esibirono in una quasi R Rated scene... con un neretto, vezzeggiativo di Nerone. Ah ah. Infatti, costui interpretò il pargoletto di Denzel.
E ho detto tutto...
di Stefano Falotico
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