Regia di Mike Nichols vedi scheda film
Un pessimo soggetto si batte per una buona causa, e trionfa. Un film istruttivo e divertente, scritto diretto e interpretato con rara classe.
Il film racconta in modo sostanzialmente fedele la vicenda romanzesca del deputato USA Charlie Wilson, che negli anni 80 convinse il Congresso a incrementare esponenzialmente i fondi destinati ad armare la resistenza afghana contro i sovietici. L'attrattiva particolare di questo film, almeno a mio parere, è la sua dissonanza rispetto ai canoni del genere. Il personaggio di Wilson è grottesco: è un politico a dir poco disinvolto, dedito alle donne e all'alcool, ai limiti della depravazione (almeno secondo gli ipocriti criteri morali degli americani), ma è anche un patriota turbato dall'avanzata sovietica in Asia centrale, e ancor più dalle violenze subite dalla popolazione, che ha modo di toccare con mano recandosi nei campi profughi. Insomma, un libertino compassionevole. Il soggetto perfetto per il grande Mike Nichols, al suo ultimo film, che quarant'anni dopo Il laureato non perde il gusto di scandalizzare i benpensanti. Il suo antieroe sulle prime sconcerta, poi conquista, grazie alla prova di Tom Hanks, una delle migliori della sua carriera. Hanks smette la maschera del bravo ragazzo per vestire i panni di cui sopra, ma continua a dispensare buone azioni, rendendo con la sua arte credibile un personaggio che liquideremmo tutti come assurdo se non fosse basato su una storia vera. Il volto di Hanks è poco mobile, non devo scoprirlo io, ma è un attore tutto voce e occhi. Basti pensare alla prima scena, dove c'è già l'essenza del film. Il deputato a mollo in una vasca, insieme a signori e signore nella stessa condizione (insomma, siamo ai limiti dell'orgia) che si concentra sulla televisione che dà notizie dal fronte afghano. I suoi occhi fissi sulla tv, il modo concitato con cui rivolge l'attenzione alle parole del corrispondente Dan Rather infiltrato fra gli afghani, fanno già capire di che pasta è fatto questo personaggio (e questo attore, per chi non lo conoscesse). Ma è tutto il cast a fare scintille, dalla panterona Julia Roberts al bravo attore indiano che impersona il dittatore (pardon, Presidente) pakistano, senza dimenticare lo scorbutico agente segreto di Seymour Hoffman. La sceneggiatura ha il suo punto di forza nei dialoghi brillanti, negli scambi ironici, velenosi e irrispettosi fra i personaggi, fuochi d'artificio che Nichols padroneggia con arte consumata. Un film anticlassico, antiretorico, che qualcuno giudicherà troppo filoamericano (di grazia, cosa doveva essere? Filosovietico?), ma che proprio nella chiusura trova il suo momento più serio e critico verso la politica americana: quando Wilson chiede inutilmente al Congresso, che lo ha seguito sulla strada del riarmo afghano, di stanziare pochi soldi per ricostruire le scuole, presagendo le conseguenze di questa miopia per quel disgraziato paese, e per il mondo intero.
Un film istruttivo e divertente, scritto diretto e interpretato con rara classe.
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