Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
Uno spettacolo profondamente americano, quello offerto dal crepuscolo stalloniano. Se con il sesto episodio della saga Rocky conquistava il cognome nel titolo, con il capitolo finale il primo sangue di Rambo ottiene finalmente un nome. Sylvester Stallone, che ha dimostrato di essere un’autentica pellaccia willeriana, con Rocky Balboa e soprattutto John Rambo, non solo si consacra autentica icona del cinema popolare, ma dimostra anche di essere l’ultimo grande cantastorie americano insieme a John Milius. Profondamente autocritico, nonostante i numerosi film da dimenticare, Stallone sapeva che Rambo meritava un altro epitaffio che non fosse quello del film diretto da Peter MacDonald e Russel Mulcahy. Cantore della vecchiaia e dei suoi fantasmi, Stallone sa che la guerra è la dannazione della condizione umana. Non è tempo d’eroi. Non lo è mai stato. Cantore dell’action movie analogico, Stallone a 62 anni suonati si mette in gioco con una franchezza sconcertante. Cinema in prima persona, se mai ve ne fu uno. Il sangue corre a fiumi, ma non ci sono imprese sovrumane. Solo brutalità e violenza. Lo spettacolo della guerra è terribile. E alla fine vincere o morire sembrano la stessa cosa: si resta soli. È tempo di tornare a casa.
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