Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
Rambo è tornato, stavolta si firma anche con il nome di battesimo, John. Venticinque anni fa l’eroe reduce dal Vietnam esplose sui grandi schermi con tre titoli che fecero sfracelli al botteghino e divenne l’icona del cosiddetto “edonismo reganiano”. Il primo RAMBO, a dire il vero, piacque sia ai repubblicani del presidente Reagan che ai democratici, furono i seguiti muscolari, violenti e patriottici ad esaltare la destra americana. Ora dopo il dignitoso e sorprendente ROCKY BALBOA, Sylvester Stallone ha riesumato l’altro personaggio che lo ha elevato a star mondiale. John Rambo vive in Birmania, cattura cobra destinati a combattimenti organizzati, ha sempre la bandana (sporca) in testa ed è ancora incazzato con il mondo intero. Vive quindi emarginato da una società che non riconosce, ha i muscoli tirati a lucido, non ha una ruga sul volto e al posto delle labbra ha due canotti (che abbia fatto una capatina da un chirurgo estetico?). Quando un gruppo di volontari della Chiesa evangelica gli chiede in affitto la sua barca per andare al nord dello stato attraversando il fiume Saatween cerca di distoglierli dall’intenzione perché zona di guerra o meglio di un genocidio da parte del regime militare nei confronti di una minoranza etnica. Convinto dalla risoluta Sarah, John risale il fiume; incontrano subito dei pirati che vorrebbero stuprare lei ma ci pensa Rambo: nonostante la ruggine e i riflessi rallentati dall’inattività stermina gli indesiderati balordi. In seguito, la parentesi pacifica offerta dalla missione che distribuisce viveri, sorrisi e parole di conforto viene interrotta da un brutale attacco contro la popolazione inerme. Alcune settimane dopo un pastore della Chiesa di Cristo comunica a John che i volontari non hanno fatto rientro, sono stati fatti prigionieri e alcuni mercenari vengono incaricati di liberarli. Il silente Rambo ridotto al rango di barcaiolo e traghettatore, dopo essersi interrogato sul suo passato e sulla sua condizione di guerriero inoperoso, prende in mano la situazione guidando la riscossa. Alla liberazione segue una frenetica fuga, i militari tornano alla carica ma non conoscono le infinite risorse del redivivo eroe. Sterminati i nemici egli può finalmente fare ritorno in patria. Scritto e diretto dallo stesso interprete, JOHN RAMBO non aggiunge e non toglie nulla ai precedenti episodi. Coerente con il personale motto, AMMAZZO DUNQUE SONO, Sly non risparmia caterve di morti, carneficine, efferatezze ed esplosioni. Mediocre e deludente, Stallone regista si muove su alcuni schemi fissi (il bruto, la bella, l’antipatico) e su qualche furbàta, ribadisce in più di un’occasione il concetto che per risolvere le guerre bisogna usare la forza come dice a un certo punto ai missionari portatori di pace: “Avete delle armi con voi?...Allora non risolverete niente”. Più chiaro di così!
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