Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
L'ultimo capitolo della saga sul reduce del Vietnam inventato dallo scrittore David Morell aggiunge poco agli episodi precedenti. Rambo (che è, semplicemente, anche il titolo originale della pellicola ma che l'anonimo titolista italiano dell'82 aveva già usato per il primo film, al posto di 'First Blood', impedendo di fatto di usarlo stavolta a ragion veduta) si trova questa volta - dopo la parentesi propagandistica in Afghanistan di vent'anni prima - ancora nel sud-est asiatico; conduce ancora una volta una vita appartata ma viene coinvolto, suo malgrado, in una guerra civile. Porterà a compimento la sua missione ma il risultato sarà una carneficina.
Ho visto tanti film di guerra ma il numero di morti ammazzati, squartati, bruciati vivi o esplosi in questa pellicola penso sia da Guinness dei primati. La sceneggiatura è ridotta all'osso, così come lo scavo psicologico dei personaggi; la recitazione di Sly è accettabile e la sua regia, anche se rozza, non ha battute d'arresto.
La cosa migliore di questo capitolo, contrariamente al 'gemello' 'Rocky Balboa', è l'assenza di retorica con cui erano generalmente intrise le due saghe - speciamente quella pugilistica - portate sullo schermo da Stallone. Certo che il paragone con John Milius, evocato sulla rivista, mi sembra un tantino esagerato. A questo punto, visti il finale e l'età dell'interprete, penso che si possa scrivere la parola fine sulla saga.
Voto: 6.
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