Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
Viviamo un'era mediaticamente brutale: i ragazzini riprendono violenze con i videofonini e le spediscono su Youtube, così come atti terroristici spaventosi ci vengono riferiti ormai come agenzie del Televideo, al cinema "Hostel" , che ha inventato il sottogenere del pornohorror ha totalizzato interesse e alti incassi. Sarebbe facile liquidare il quarto episodio della serie "Rambo" come filmaccio d'azione in cui si è scelto di spingere sul pedale degli effetti crudi delle imprese del reduce dal Vietnam in guerra con tutto e specializzato in operazioni folli.Oltretutto, qui c'è l'ambigua presentazione di una squadra di mercenari, inizialmente arroganti, poi soldati affidabili. Però, a riguardo di quello che dicevo all'inizio, la coerenza di un personaggio che vive una condizione di reietto ovunque scelga di vivere, un rifiuto reciproco verso e dal mondo, è narrativamente una scelta apprezzabile: John Rambo , nell'ultima caratterizzazione datagli, è un rodomonte dalla furia primordiale mai sopita, quasi una creatura di Frankenstein spersa in un limbo asiatico, anche se i tempi sono cambiati e da solo non può evitare ogni scempio. Se si deve essere onesti, Stallone dirige le scene d'azione pura con un montaggio rapidissimo e un'abilità di linguaggio cinematografico notevoli , che , pur in una cornice dai costi contenuti, decretano migliore il forse ultimo capitolo dell'epopea di guerra del soldato dei due sequels che l'hanno preceduto. Il finale è probabilmente la chiusura del ciclo del personaggio in una sequenza che ci riporta indietro di un quarto di secolo, ma considerando che in Usa, è vero, la risposta del pubblico non è stata fragorosa ( a parte il numero II, comunque, nessuno dei quattro in patria è stato un grande successo) , ma in giro per il mondo Rambo attira sempre file di spettatori, e non è detta l'ultima parola.
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