Regia di Rob Zombie vedi scheda film
che persona simpatica rob zombie. se la casa dei mille corpi mi aveva lasciato un pò così, devil's rejects invece mi aveva entusiasmato. è un tipo che bisogna saper prendere e sapere di saper aspettare. perchè carbura nel corso della visione. questo rimaneggiamento di uno dei capolavori del buon vecchio john il carpentiere è un film godibilissmo che si fa vedere come un film completamente nuovo. non si può nemmeno chiamare remake. zombie ha preso il film e come se avesse deciso di erase and rewind, lo ha fatto come voleva lui. michael l'uomo neroche non moriva mai è un ragazzino con tutti i problemi di un pubere a scuola, maltrattato dai bulli, con un padre che lo odia e lo dileggia in continuazione e una madre che adora da lei adorato che fa la spogliarellista. non che sia un demerito, soprattutto se è quel figone della monn-zombie, ma con i compagni che ha michael c'è da mandar giù bocconi amari. il passo dalle sevizie agli animaletti, alle sevizie agli umani è brevissimo. si diventa assassini seriali con una facilità stupefacente, dopo naturalmente un curriculum vitae di atrocità e umiliazioni. zombie dice che l'uomo nero può nascondersi dentro l'armadio a muro, ma prima è entrato dalla porta distruggendola a calci e pugni. è un disadattato che prima di infliggere dolore e morte, ne ha subite di tutte i colori e dentro le pareti famigliari. nel focolare domestico oltre ai regalini sotto l'albero, magari ha trovato anche il padre nudo che gli s'infila nel letto. e così quell'apparente immortalità è una resistenza che pare sovrannaturale a pallottole che abbatterebbero un'alce. michael distrugge tutto ciò che lo separa dall'unica persona che non lo ha mai deluso. la sorellina in fasce. fa di tutto per arrivarci e quando è con lei in cambio ne riceve una coltellata. niente è come prima. non si può mandare indietro e ricominciare e quindi non rimane altro che proseguire. quello che resta è l'annullamento. radere al suolo. alla fine è la ricerca della felicità, o per lo meno della felicità come l'ha conosciuta michael. un ricordo distorto, lontano, leggerissimo.
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