Regia di Rob Zombie vedi scheda film
Fare il nono seguito di “Halloween” può significare bruciarsi subito, Rob Zombie accetta la sfida e confeziona il suo terzo film, firmandone anche la sceneggiatura.
La storia di Micheal Myers prima della mattanza compiuta alla sua famiglia la notte di Halloween, prima che fosse rinchiuso per quasi vent'anni in un manicomio criminale, prima... quando era “solo” un bambino.
Micheal è un bambino disturbato, con un patrigno violento, una sorella dispettosa ed egoista, una madre amorevole e bellissima ma bersaglio di offese da parte dei compagni di scuola perché una provocante spogliarellista e infine Laurie una sorellina neonata. Micheal pare provi un sentimento di sincero affetto solo per queste ultime due figure familiari, per il resto appare come un bambino alienato da qualsiasi contesto sociale, che riversa sugli animali indicibili torture.
Il film è diviso in tre parti: la prima con l'infanzia di Micheal, la seconda quando viene imprigionato in manicomio e curato dallo psicanalista dr. Loomis, un'ultima parte quando scappa dall'ospedale dopo 17 anni per cercare l'ultima superstite della sua famiglia (dopo che la madre si è suicidata), la sorellina Laurie.
La parte che preferisco è la prima.
Zombie si concentra nel raccontare quello che nel primo film di Carpenter si era solo intuito, e lo fa con attenzione e cura dei particolari. I primi crimini compiuti sugli animali, la furia omicida scoppiata dopo un litigio con un bullo della scuola per difendere l'onore della madre che era stato offeso, le umiliazioni subite da un patrigno volgare che lo denigra continuamente. Micheal si rifugia dietro una maschera di pagliaccio, una maschera che una volta indossata pare dargli poteri assoluti, permettendogli di decidere della morte e della vita di chiunque. Un supereroe del male, privo di qualsiasi coscienza, di qualsiasi morale, sembra tornare ad un barlume di umanità solo quando è con la madre o la sorellina.
L'isolamento è la causa scatenante della follia di Micheal (la madre lo lascia uccidendosi, il medico lo lascia andandose dopo aver scritto un libro di successo proprio su di lui), la ricerca della sorella perduta ma mai dimenticata permette a Micheal di uccidere e travolgere tutto ciò che si pone nel mezzo tra lui e il suo desiderio di congiungimento. Alla fine del film i morti ammazzati non si contano più, qualche scena azzardata rende alcuni episodi poco logici (come fa a capire Micheal chi è la sorella? Dove la può trovare? Come fa a capire che era stata adottata?), ma nel complesso il film regge bene il paragone con il più illustre originale, anche se il finale “allungato” poteva essere evitato. Quello che salva realmente il film è la buona regia e la buona sceneggiatura, con dialoghi (soprattutto nella prima parte) molto scorrevoli, che non fanno perdere battute e disegnano i personaggi in modo davverp convincente.
Micheal non fa mai tenerezza, nemmeno quando pare provare sincero affetto per la madre e la sorella, non si prova comprensione per lui neppure quando viene maltrattato dal patrigno o dal bullo di turno... non si prova mai complicità per questo protagonista perché non appare mai indifeso, mai fragile, ma sempre padrone della situazione anche quando imprigionato e ammanettato rimane una roccaforte impenetrabile, solo il male assoluto è riuscito a fare breccia dentro di lui, forse proprio tramite le terribili maschere che si fabbrica in cella con la cartapesta.
Naturalmente la maschera vera e unica rimane quella memorabile del primo film originale, che Micheal recupera una volta fuggito e ritornato nella sua vecchia casa.
Un film molto buono nella prima parte, un po' traballante nella seconda, con un cast eccezionale per gli amanti del genere.
Malcom McDowell nella parte del dr. Loomies, regge benissimo anche il passaggio temporale tra la fase dell'arresto e quella della fuga di Micheal dopo 17 anni di carcere.
Sheri Moon Zombie, che ormai è diventata la firma vivente dei film del marito Rob, nella parte della bellissima (inevitabilmente) e dolce mamma di Micheal.
Daeg Faerch nella parte di Micheal bambino è davvero inquietante, stupendo quando indossa la maschera mitica per uccidere l'intera famiglia.
Tutta una serie di attori che ormai formano una squadra vincente nei lavori di Zombie (squadra che vince non si cambia): Sid Haig, Bill Moseley, Hanna Hall, Danny Treyo, tutti in piccole parti.
Un cameo speciale per Udo Kier, e una parte “per morire” subito come infermiera per Sybil Danning.
Ricordo anche Brad Dourif (che io adoro) nella parte dello sceriffo, mi piace tanto ritrovare in film tipo questo, un attore che si presta con disinvoltura a qualsiasi parte per ogni genere di film.
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