Regia di Francis Lawrence vedi scheda film
Nel 2012, a seguito della diffusione di un virus da laboratorio creato nel tentativo di sconfiggere il cancro, l'umanità è vicina all'estinzione: moltissimi, tra coloro che hanno contratto il virus, sono morti. Tanti altri si sono trasformati in zombie rabbiosi che vivono nelle tenebre ed escono soltanto per cacciare qualche essere vivente. L'unico sopravvissuto a New York è lo scienziato Robert Neville (Smith, bravissimo a reggere da solo quasi tutto il film), determinato - nel bunker del suo laboratorio - a trovare la cura contro il virus, mentre quotidianamente trasmette segnali sulle onde medie nella speranza che qualche altro sopravvissuto lo contatti. Ma la minaccia degli zombie incombe...
Tratto dal romanzo omonimo di Richard Matheson, dal quale era stato già ricavato 1975: occhi bianchi sul Pianeta Terra (1971) Con la regia di Boris Sagal e con Charlton Heston nel ruolo del protagonista, Io sono leggenda somiglia moltissimo a 28 giorni dopo, firmato da Danny Boyle. Come nel film del visionario regista inglese, anche qui gli scenari apocalittici hanno un potente effetto suggestivo: erba che cresce in mezzo alle strade di New York, ponti spezzati, palazzi diroccati, mandrie di cervi che scorrazzano in mezzo alla città: davanti a tanta desolazione, a Robert Neville non rimane che parlare col suo cane e allestire messinscene con i manichini dei negozi che era solito frequentare prima dell'apocalisse, per darsi l'illusione di una parvenza di contatto con gli altri. Ed è proprio su questo punto che il film diretto da Francis Lawrence mostra le crepe più vistose: a nessuno degli sceneggiatori è venuto in mente l'improbabilità che uno scienziato di quel livello possa esprimere il suo meglio, sebbene in condizioni estreme, facendo il karaoke sul film Shrek? O impartendo affettuose rampognate al cane? Se i dialoghi sono scritti da decerebrati a beneficio di cerebrolesi, lo spunto dialettico tra fede e scienza, quando Robert finalmente incontra un'altra sopravvissuta, sprofonda nel grottesco involontario. A quel punto tutto viene ricoperto da una retorica e una banalità rispetto a cui gli americani non hanno rivali.
Le riprese sono state effettuate a Roma, nel quartiere dell'Eur. Cammeo (non accreditato) per Emma Thompson.
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