Regia di Francis Lawrence vedi scheda film
That’s Entertainment. Questo è quello che si deve chiedere al film che riporta in vita per la terza volta (tante sono state le trasposizioni) le vicende dell’unico uomo sopravvissuto all’estinzione del genere umano provocata dal virus che essa stessa ha prodotto. Tratto da un romanzo di Tim Matheson diventato di culto per la carica visionaria della storia e le implicazioni ambientali e sociologiche che lo rendono più che mai attuale, I am legend si avvale della presenza dell’attore del momento, quel Will Smith, grazie al quale copioni come questo, ambientato in una New York cupa e terminale, priva del consueto cotè umano e di successo (per questo struggentemente bella), e con un solo personaggio sulla scena, ove si eccettui il cane (autore di una delle scene più struggenti di tutta la filmografia degli ultimi dieci anni) che lo accompagna restituendo al film una parvenza di umanità, possono andare in porto senza essere stravolti nella loro essenza. E’ inutile farsi domande sull’ indispensabilità artistica della star holliwoodiana, perché la sua presenza è il lasciapassare necessario ad un opera non facile da digerire per un pubblico che va a cento all’ora e crede ciecamente all’immortalità degli eroi di celluloide. Piuttosto vale la pena soffermarsi sull’efficacia del meccanismo che riesce a coinvolgere senza rinnegarsi, attraverso un uso appropriato degli effetti speciali, funzionali al realismo della storia e sapientemente dosati, e con una struttura che riesce a coinvolgere perché destabilizza lo stato emotivo dello spettatore sottraendogli quello che normalmente è abituato a vedere, privandolo di quell’overdose di immagini e situazioni che finiscono per azzerare ogni capacità di reazione. Detto questo il film conserva il suo apparato di crudeltà grazie alla presenza di un nemico formidabile ed angosciante, una sorta di Erinni che si manifesta (Il buio si avvicina) in un modo ancestrale eppure concreto, un contraltare di noi stessi che ci fa pensare a come siamo diventati in un oggi che è già domani. Infarcito di citazioni cinefile (Il Silenzio degli innocenti, Castaway, Leon, Alien, The Village tra gli altri), e supportato da una fotografia che enfatizza con luci soffuse e nostalgiche penombre, la nostalgica solitudine di una vita arrivata all’ultima fermata ed insieme la speranza di una nuova palingenesi, I am a legend dice che c’è ancora spazio per un cinema blockbuster che non offende la nostra intelligenza
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