Regia di Marc Forster vedi scheda film
Un amicizia trentennale sullo sfondo della storia recente dell'Afghanistan.Parte come un film neorealista,la storia di due bambini di estrazioni sociali diverse,Amir ,figlio di un notabile di etnia pashtun e Hassan,il figlio del loro servitore di etnia hazara,le visioni sopraffine al cinema,il gioco di cacciare aquiloni in cui sono specialisti,uno sguardo sui pittoreschi scorci di Kabul,prima di essere definitivamente sfregiata prima dall'improvvisa invasione dei russi e poi dall'oscurantismo talebano.Però i due bimbi sono di etnia diversa e questo causerà la loro divisione:il piccolo Hassan viene violentato da tre bulli dell'etnia di Amir il quale dal canto suo invece di aiutare l'amico a costo della propria vita(come ci si sarebbe aspettato in un amicizia totale come la loro),preferisce tirarsi indietro ,distogliere lo sguardo,un atto di indicibile codardia che oltre a essere macchia invereconda è un atto che mette una pietra sopra la loro amicizia,seppellendola nell'oblio.Poi ci penserà la storia che li dividerà: Amir assieme al padre arriverà in America a vivere la propria vita da sradicato,immigrato.E si sposa con una ragazza afghana.La sua vita procede placida fino a che una telefonata lo fa ripiombare nel passato:l'occasione per riscattare il gesto di vigliaccheria del passato salvando il figlio di Hassan.Naturlamente Amir non si lascia sfuggire l'occasione.Questo film dello svizzero Forster è un miracolo di equilibrio e delicatezza:raramente è accaduto che dall'occidente si trattasse un mondo lontano come quello arabo con questa proprietà di termini,con questa attenzione,a costo di sfiorare il didascalismo.E'un opera che parla di rimpianti,di colpe e di espiazioni,parla di un processo di riscatto da parte di Amir che gradualmente prende consapevolezza della volontà di dare una svolta al passato,di mostrare finalmente il coraggio che fino ad allora ha tenuto sempre nascosto E'un film fatto di volti giusti che commuove senza essere patetico,attento ai particolari,che si prende i suoi bravi tempi.Un film quasi sussurrato,urlato solo nell'ultima parte,sicuramente quella che osa maggiormente sfidare la credibilità,quando Amir si confronta di nuovo contro il violentatore di Hassan,diventato un talebano di primo piano.A parte il confronto tra i due,che probabilmente eccede nei toni e mostra la violenza con un minimo di compiacimento per smuovere le coscienze, la fuga di Amir con il figlio di Hassan sembra onestamente troppo semplice per essere vera. Bellissime le ultime sequenze in cui Amir insegna al bambino (che ora fa parte della famiglia rifiutando qualsiasi etichetta etnica accennata dalla famiglia della moglie) come cacciare gli aquiloni:l'attività in cui lui e Hassan erano specialisti.... qui la lacrimuccia può davvero scapparci....
regia corretta,non brillantissima ma forse non era necessario
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