Regia di Marc Forster vedi scheda film
Il bisogno di ricucire le ferite del passato da parte dell'ultimo superstite di una famiglia afghana, distrutta dalle guerre che oggi lasciano il paese in balia della follia fondamentalista talebana: gli acquiloni, che un tempo coloravano il cielo, hanno smesso di volare a Kabul. La narrazione a cavallo tra il '79 e il presente, si concentra su tre momenti chiave separati di circa un decennio l'uno dall'altro, ma non sempre appare fluida come vorrebbe. Il finale alterna momenti ora toccanti (la lettera) ora involontariamente naif (la liberazione e la fuga).
Evocativa, prevalgono le sonorità dei luoghi e qualche intermezzo di chitarre distorte con bending trascinati da strazianti flanger.
Il migliore degli attori. Interpreta il padre del protagonista.
Molto bravo, nella parte dell'amico di famiglia.
Discreta, nella parte della moglie del giovane protagonista Amir.
Bravo, nella parte del piccolo Amir.
Qualche volta appare un po' inespressivo, soprattutto a confronto del bravo Homayoun Ershadi. Ma è soltanto un'impressione, piuttosto che un giudizio definitivo.
Bravissimo nella parte deI piccolo Hassan, il volto cupo e gentile che forse rimarrà maggiormente nei ricordi degli spettatori.
Non esce mai fuori dalle righe, con momenti anche spettacolari (le riprese aeree su Kabul degli acquiloni).
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