Regia di Geoffrey Wright vedi scheda film
Dei tanti slasher-movie venuti vuoti sull'onda lunga degli "Scream" craveniani questo "Cherry Falls”, diretto da Geoffrey Wright nel 2000, si candida al podio. È naturalmente un podio fatto di sufficienze e/o buoni voti, tuttavia questo sincero thriller ha dalla sua parte una buona sceneggiatura, la presenza di Michael Biehn ed una scena finale degna di Brian Yuzna de-politicizzato.
Andiamo in ordine: la sceneggiatura in un thriller-slasher, al contrario di un horror-tout-court, ha bisogno di una concreta logicità – anche se navighiamo nell’immenso mare dell'irrazionale – che portano ad una conclusione più o meno chiusa. Al contrario degli schizzi di genio “alla Fulci” (tanto per prendere un autore a me care) in questo tipo di film c’è bisogno di spiegazioni che diano forma alla storia e questo in “Cherry Falls” viene rispettato. Tra iniziazioni al sesso, segreti di famiglia (come al solito disgregata, alcolizzata, stuprata), mascheramenti e parrucche (chi ha detto “Vestito per uccidere”??) tutto viene ricondotto ad una vecchia storia che funge da colpo di scena funzionale.
Michael Biehn, molto amato dal sottoscritto nelle 5/6 pellicole degli anni ’80 in cui ha avuto fama, torna all’horror dopo essersi dedicato negli anni ’90 a pellicole di vario genere (da “Jade” a “The Rock”). E la sua presenza è molto importante nella pellicola e tuttavia fa piacere agli occhi rivedere “Kyle Reese” in una pellicola con forte senso della suspance.
La scena finale: senza fare alcuno spoiler, l’assassino che scatena la sua furia sulla festa di sesso libero degli studenti è uno specchio de-politicizzato dell’orgia finale di Society, ma anche della furia della Cataldo-Tassoni in “Dèmoni 2”. Una scena in un cui la mdp schizza a destra e manca come il sangue (ancora?) innocente delle giovani vittime.
Da vedere assolutamente.
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