Regia di Craig Brewer vedi scheda film
Un negro palestrato pappone e spacciatore che vive con le donnacce e che di nome fa D Jay quale altra ambizione può avere se non quella di diventare un rapper negro palestrato pappone e spacciatore con tanto di catena pacchiana al collo? Questo è “Hustle & Flow”, dramma hip-hop che tra parolacce, mignotte ed altre cose sudatissime, ci narra l’american dream di questo tale il cui nome, come ho già detto, è appunto D Jay (originale come nome per un rapper, no?). Dunque, D Jay è appunto un negrone, vive in una catapecchia con due troie negre e una troia bianca. Eccezione fatta per Nola (la troia bianca), tutte le donne di questo film (la maggior parte delle quali, appunto, sono troie) strillano e fanno dondolare testa e braccia quando parlano, in puro stile Aretha Franklin mentre canta “Think” in Blues Brothers.
D Jay sta sempre incazzato e in canottiera. Porta Nola a battere coi negroni in cadillac che girano per Memphis e poi si incazza. Un giorno un tizio gli bussa al finestrino per vendergli una pianolina da zingaro della metro, lui si incazza, scende dalla macchina, si incazza ancora, compra la pianolina, si incazza di nuovo, saluta il tizio che gliel’ha venduta e poi si incazza un’altra volta. Tutto in questo film è sudato, il protagonista, le bitches che vivono con lui (o da lui), i loro marmocchi, alcuni dei quali ancora in grembo (la mamma dei rapper è sempre incinta), gli amici di lui, Nola pure è sudata, tutti so’ sudati… sto film è appiccicosissimo che fa schifo.
un giorno D Jay, mentre spacciava o dava soldi a qualcuno o, comunque, faceva qualcosa da rapper della strada, incontra un suo vecchio amico ciccione negro che fa il fonico all’auditorium. Lui così, dopo qualche giorno, gli imbocca dentro casa (il ciccione negro viveva con la moglie che altalenava il collo quando parlava, era negra, logorroica, ma non troia) per parlare di rap. Una volta dentro casa dell’amico comincia a fargli sentire i suoi pezzi usando come base la pianolina che gli aveva venduto il tossico al finestrino. Intanto la moglie non troia fa la conoscenza delle troie di D Jay che, ovviamente, la mettono in imbarazzo perché parlano di cazzi, extenshon e clienti assidui. Così i due si costruiscono una saletta d’incisione all’interno della baracca piena di mignotte dove viveva D Jay. Alle tastiere chiamano un ragazzetto bianco un po’ nerd. Mentre registrano D Jay si incazza come al solito, ma alla fine è tranquilla ed il pischelletto bianco propone, per pacifizzare, sempre una canna. Dopo un po’ D Jay litiga con una delle bitches con cui conviveva e la caccia di casa a calci in culo a lei e al bambino perché avevano rotto il cazzo (il piccolo piangeva troppo e lei urlava, diceva parolacce, e soprattutto muoveva la testa e gesticolava… a una certa ste cose non si sopportano più). D Jay aveva scritto una canzone sull’essere pappone, così chiamano una delle sue bitches (quella incinta, sudata e con la faccia da rana) e le fanno registrare il ritornello (per farla cantare meglio, D Jay usa la sua migliore tecnica convincitoria: s’incazza). Registrano la demo ma il microfono è una merda, così il ciccione gli consiglia di comprarne uno nuovo. Al negozio di musica D Jay scopre che non può permetterselo, così usa Nola come bancomat umano e via a pompini! Lei si mette a piangere dopo perché vede che le amiche sue mignotte diventano cantanti dei ritornelli rap mentre lei rimane mignotta. Lui allora le dice “quanto ti odio!” e si incazza. Poi però fanno pace. Alla fine registrano la demo per darla al rapper del loro quartiere che dalla strada aveva fatto strada. Un tale Skinny Black (“Pelloso Nero”) che, già da come appare in tv, ti fa capire che è uno stronzo e che sicuramente a fine film non lo aiuterà manco per il cazzo. Infatti lui gli da la cassetta, quello ci si pulisce il culo e lui lo corca di botte e va in galera. Una volta ingabbiato D Jay, Nola si scopa tutti i dj (quelli veri) di tutte le radio e fa diventare famoso D Jay.
Che poi, pensandoci, che razza di persona è l’eroe di questo film? uno che non ha mai fatto un lavoro in vita sua e che tutti i (pochi) soldi che c’ha li fa grazie alle trombate delle tizie con cui vive e spacciando droga! Vabbè… ma queste sono sottigliezze, alla fine la musica è bella, l’hip-hop è importante e l’happy ending ci insegna che se vuoi vedere i tuoi sogni realizzarsi basta poco: gonfiare di botte la concorrenza e trovare una che dia il culo a chi ti può aiutare! [Mtv ha prodotto il film]
Respect!
Voto: 6
VL
http://tuttattaccato.splinder.com
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