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Non pensarci

Regia di Gianni Zanasi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non pensarci

di hallorann
8 stelle

Stefano Nardini è un chitarrista rock che suona in una scalcinata punk-band, un tempo era una promessa, ora non più. Le registrazioni di un nuovo cd non decollano; la compagna gli preferisce un ragazzo più giovane; vaga per Roma con la custodia della chitarra in mano; entra in un discount e tra gli scompartimenti nota qualcosa di familiare NARDINI-SCIROPPO DI CILIEGIA…è ora di fare ritorno a casa, a Rimini. Il padre, fondatore della ditta è stato messo fuori gioco da un infarto e trascorre le giornate in un campo da golf. La madre frequenta ridicole sedute sciamaniche. La sorella Michela ha mollato gli studi per dedicarsi ai delfini ed è (forse) lesbica (sospetto che scatena una serie di equivoci). Il fratello Alberto gestisce l’impresa (che sta fallendo) e si sta separando dalla moglie con due figli piccoli a carico. Stefano, istintivo e trascinante, anarchico e spiritoso, si insinua nelle loro vite sconvolgendole e, suo malgrado, raddrizzandole. Egli compie un tuffo nella provincia italiana: apparentemente tranquilla, sonnecchiante e pulita; ma sotto sotto non è proprio così. I vecchi amici sono o scoppiati o degli annoiati burloni. Paolo Guidi è l’ex di Michela ed è il più giovane deputato d’Italia; quando i fratelli Nardini chiedono un suo intervento politico per salvare la fabbrica, lui risponde sconsolato che non conta un cazzo. Alberto prende una scuffia per una prostituta ed è incurante dell’imminente tracollo aziendale. Per fortuna è il vecchio patriarca che salva la baracca e così Stefano, più perplesso che mai (dopo una sconvolgente rivelazione materna), può tornare a suonare e fare un salto liberatorio dal palco di un concerto. NON PENSARCI è una commedia sprint, vivace e spensierata. Il regista Gianni Zanasi descrive la (sua) provincia con ironia, gag e numerose battute di spirito. L’amarezza resta in superficie, perché il tono della pellicola è frizzante e volutamente scanzonato. Film specchio della nostra società dei consumi, in cui tutto è all’insegna del “volemose bene” e del “famiglie io vi amo” (rovesciamento della vecchia tesi bellocchiana: famiglie io vi odio). D’altronde siamo nel territorio circoscritto della commedia all’italiana disimpegnata. Zanasi, traballante e mancata promessa (anche lui), ha finalmente azzeccato l’opera giusta, grazie ai suoi protagonisti. Valerio Mastandrea/Stefano sembra nato per la parte: espressivo e brillante si sta conquistando (dopo tanta gavetta) un posto nel cuore degli spettatori; Giuseppe Battiston/Alberto: dall’enorme stazza e bravura è una certezza; Anita Caprioli/Michela funzionale; perfetto il politico di Paolo Briguglia; simpatici e accattivanti genitori e nipotini. Bella infine la chiusura sulle note della soave “Agnese” di Ivan Graziani, altro musicista incompreso.  

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