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Johnny West il mancino

Regia di Gianfranco Parolini vedi scheda film

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La recensione su Johnny West il mancino

di giurista81
5 stelle

Prima presa di contatto col western per Gianfranco Parolini, che poi salirà di importanza fino a giungere alle produzioni della P.E.A. di Grimaldi (la stessa casa di produzione dei film di Sergio Leone). Qua il futuro ideatore di Sartana e Sabata è alle prese con un film per l'epoca molto strano. Parolini sembra anticipare la deriva comicarola del dopo Trinità e la fa fin da subito con quella verve orientata al bizzarro di ispirazione james-bondiana. Fin da qui si trovano quelle soluzioni diaboliche e ingegnose che caratterizzeranno molti film successivi. Così abbiamo un protagonista dotato di fondina mobile e ribaltabile, che sfrutta una pistola di piccolo calibro che tiene legata all'interno del cappello così da spiazzare chi sembrerebbe tenerlo in pugno. Soluzioni embrionali da cui sarebbe poi nato il personaggio di Sartana. Non scherzano neppure i cattivi di turno che, all'epilogo, si presentano muniti di bara  con all'interno un cadavere collocato in posizione verticale per renderlo testimone del regolamento di conti finali. Fin qui una soluzione curiosa, in odore di Dracula, se non fosse che la bara ha un doppio fondo ribaltabile da cui fuoriesce un pistolero pronto a uccidere a tradimento il protagonista. Parolini dimostra dunque gran coraggio, in un periodo ancora legato al western classico. Purtroppo perde un po' il polso della situazione; il suo Johnny West alterna momenti comicaroli ad altri di intensa drammaticità, con pestaggi che valsero addirittura il divieto ai minori di anni 18 (poi abbassato a 14). L'impegno del regista non va di pari passo col resto del film. Le interpretazioni sono fiacche. Dick Palmer, ovvero Domenico Palmara, non è adatto a ruoli di protagonista, penalizzato da doti interpretative tutt'altro che espressive. Piace Camerdiel in un ruolo da ubriacone. Per il resto il cast artistico si rivela piuttosto povero, non all'altezza dell'ispiratissima regia. Bene il montaggio. Notevole, a tratti, la fotografia di Francesco Izzarelli. Lavagnino, compositore che Leone avrebbe voluto per il suo Per un Pugno di Dollari, cura la colonna sonora.

Non male da un punto di vista tecnico, pur se poverissimo e piuttosto soporifero nello script, Johnny West è un piccolo western che si discosta dai canoni tradizionali (non mancano comunque omaggi a Leone, con carrettini mobili e esplosioni finali che rimandano al primo capitolo della trilogia del dollaro) facendo già intravedere l'orizzone presso cui, dieci anni dopo, avrebbe sconfinato lo spaghetti western. Profetico.

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