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Un colpo perfetto

Regia di Michael Radford vedi scheda film

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La recensione su Un colpo perfetto

di Baliverna
7 stelle

Un'altra storia di banche o cassaforti svaligiate: dopo tutto niente male.

È una discreta pellicola che frequenta un argomento da sempre molto quotato al cinema, cioè lo svaligiare una banca o una cassaforte, qui una mega-cassaforte.

Dal punto di vista narrativo il film è buono, tranne un solo appunto che mi sento di fare: quando il personaggio di Michael Cane passa alle vie di fatto, cioè procede a svaligiare la compagnia di diamanti (ma non adamantina...) praticamente non c'è stacco, non c'è una premessa che permetta allo spettatore di capire che non sta solo facendo i sopralluoghi, ma ha già dato avvio al suo piano.

Altro difettuccio – dal punto di vista della sceneggiatura e del soggetto, è l'innesto femminista che si cerca inserire nel personaggio di Demi Moore, secondo me forzando un po' la situazione. Io non sono femminista, ma mi pare si tratti di un femminismo ambiguo e poco seducente. La greve solitudine della protagonista e lo scialbo ambiente in cui abita (cioè lo squallido appartamento, nonostante il benessere economico) mi sembrano poco adatti ad esaltare il personaggio della donna sola. Sola, appunto, di una solitudine rimarcata in una battuta che viene riportata, della madre di lei, pronunciata tempo addietro: se batterai gli uomini sarai poco popolare e sola.

L'attrice Demi Moore, benché acconciata in un modo che secondo me la imbruttisce, dà una buona interpretazione, specie quando il suo personaggio è attanagliato dalla paura di essere scoperta, e proprio per questo quasi si tradisce.

Uno degli elementi più riusciti del film, forse perché accennato e alluso, quasi lasciando il dubbio, e l'embrionale sentimento che nasce tra lei e l'investigatore incaricato: sono due solitudini che si incontrano, si capiscono, e si vedono dentro.

Michael Cane, vecchia gloria, è un po' incerto tra il sentimentale, il bonario, lo spregiudicato e lo spietato. Forse, i conti non tornano completamente, ma alla fine l'attore sbarca il lunario e non delude.

A margine, vediamo un discorso non banale sulla spregiudicatezza dei personaggi che gravitano attorno agli ambienti dove si muovono i grandi capitali: avidi, senza scrupoli, pragmatici col cuore gelido, che non hanno null'altro nella vita che i capitali e le ricchezze che gestiscono. Quindi, hanno ben poco. E poi ci sono le assicurazioni: anche dopo esser state pagate per anni e anni per essere da esse garantiti, nel momento del bisogno si rifiutano di farlo (oppure lo fanno, ma alzano subito il premio).

La colonna sonora – va detto – è di rara insipienza, e forse per questo viene tenuta a basso volume.

Per il resto, il regista dirige niente male, e avrebbe potuto fare di meglio se avesse avuto una sceneggiatura meglio scritta e bilanciata. In generale, tuttavia, il film è un buon intrattenimento che si segue con interesse fino alla fine.

 

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