Regia di Michel Gondry vedi scheda film
Dopo gli ottimi Se mi lasci ti cancello e L'arte del sogno Michel Gondry torna con un progetto che teneva nel cassetto da anni: la realizzazione di un film incentrato su una serie di remake fatti in casa di film famosi. Insomma, un omaggio alla settima arte, un film che parla, prima ancora che di cinema, della passione che esso può ingenerare in ognuno e del valore che può avere nella nostra memoria. Be Kind Rewind è un inno alla fantasia, l'ennesimo da parte di un regista che da sempre mette l'immaginazione al potere, e che qui più ancora che in passato si erge a protagonista come creatore di immagini. Nulla da eccepire sul romantico trasporto che trapela da ogni fotogramma né sull'assoluta sincerità di un'opera che è prima di tutto una dichiarazione d'amore. Ma le buone intenzioni da sole non bastano, perché a non convincere appieno è non tanto la bizzarria della storia quanto il suo (non) sviluppo: Gondry è uso lasciare la propria fantasia a briglia sciolta, è naturale che chieda allo spettatore di fare lo stesso, ed è altrettanto logico che questi gli accordi piena fiducia dopo i grandi risultati delle opere precedenti. Ma qui l'impressione è che il film si fermi all'idea (forzata finché si vuole ma cinematograficamente valida) che l'ha generato: si ride, e pure spesso, sia chiaro, e alcune intuizioni sono geniali, ma il gioco dei remake porta presto a noia perché appare fine a sé stesso, e più che ad un film con un proprio senso compiuto sembra di assistere ad un susseguirsi di gag, molte delle quali riuscite e qualcuna meno. E a dare senso al film non aiuta il finale buonista e decisamente stiracchiato. Altalenanti gli attori: ottimo come sempre Jack Black, alle prese con un personaggio che pare scritto apposta per lui, accettabile il vecchio Danny Glover, fuori ruolo Mia Farrow, e francamente inclassificabile Mos Def, un volto tanto anonimo quanto inespressivo. In conclusione Be Kind Rewind è una commedia in cui il surreale sconfina volontariamente nel demenziale ma dove leggerezza è troppo spesso sinonimo di inconsistenza. Impegnato ma innocuo, goliardico, poeticamente squinternato.
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