Regia di Richard Lagravenese vedi scheda film
Dopo quindici interminabili minuti di bagarre sentimentale e dieci di funerale irlandese (del tipo, lui avrebbe voluto whiskey e musica per tutti), il film ha inizio e sembra non finire mai. La storia di Holly Kennedy e del suo defunto marito Gerry che, prima di morire, scrive all’adorata consorte una serie di lettere per aiutarla a superare il suo dolore, aveva ottimi presupposti per diventare un toccante documento sull’amore, la perdita e la speranza. Un romanzo di grande successo alle spalle, un regista - Richard LaGravenese - già sceneggiatore di pellicole di buon livello (La leggenda del re pescatore, Kate & Leopold), alcuni invidiabili attori, tra cui il premio Oscar Kathy Bates. Ma nel raccontare gli effetti che, mese dopo mese, le lettere firmate P.S. I Love You producono sulla protagonista, il film si dimentica di quella che comunemente prende il nome di “impressione di realtà”. Ovvero? La sensazione che storie e personaggi siano reali. Peccato si tratti di una delle principali cause del successo del Grande Schermo, dal momento che né Hilary Swank né il Leonida di 300 Gerard Butler sembrano prendere sul serio la loro parte e che ogni cosa abbia il sapore dell’irrealtà.
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