Regia di Richard Lagravenese vedi scheda film
Film delicato e profondo che mescola dramma e commedia, traendo ispirazione dal romanzo omonimo di Cecelia Ahern.
Le tematiche affrontate ruotano tutte intorno ad un unico punto: il dolore che si prova a causa della morte di una persona cara.
Questa volta comunque non ci troviamo di fronte ad un film tipo "Ghost". Non ci viene illustrata la prospettiva della vita oltre la morte, nè ci viene illustrato quanto succede nell'altra dimensione, ma viene illustrato il periodo di lutto e di amarezza al quale bisogna far fronte ed imparare a sopravvivere dopo la scomparsa di una persona amata. In questo caso, il soggetto che deve affrontare tutto questo è Holly, una bella donna di circa trent'anni a cui muore il marito Gerry, a causa di un cancro al cervello.
Il film si apre con un prologo che ricco di dialoghi divertenti ed interessanti, mostra in una sola sequenza la loro vita insieme che tra alti e bassi procede comunque bene. Quest'introduzione però è strategicamente studiata per far sì che gli spettatori si affezionino a loro come coppia e che soffrano insieme a Holly per ogni lacrima che le vedranno versare tutte le volte in cui ricorderà nostalgica il marito che però quand'era stato ancora in vita, aveva escogitato un modo per starle vicino anche dopo la sua morte, attraverso dei messaggi registrati su un nastro ed attraverso delle lettere di conforto in cui alla fine d'esse, lasciava sempre scritto p.s. I love you. Ed è proprio grazie a queste lettere che riceve con frequenza per la durata di un anno che Holly inizia lentamente a farsi coraggio e a guardare avanti ritrovando il sorriso. Dunque, per quanto gli spunti possano sembrar frutto di temi ormai consunti e già visti e rivisti al cinema, in questo caso non si può negare che qualche idea originale in più c'è ed è anche di grande effetto poichè tocca davvero nel profondo immaginare o per lo più confidare che ci possano essere ancora persone così premurose ed altruiste in questo mondo diventato ormai così freddo ed alquanto privo di amore, che mentre si consumano giorno dopo giorno a causa di una grave malattia, non fanno altro che pensare a come poter aiutare a superare il trauma della loro morte a chi li ha amati immensamente.
Ma il film, nonostante abbia il pregio di emozionare, d'intenerire e di far gustare un romanticismo sopraffino insieme a qualche sfumatura onirica (grazie a tutti i flashback che Holly ha dei suoi momenti di vita più significativi condivisi con Gerry) ha anche dei difetti nella narrazione un po' piatta che talvolta si arrotola su se stessa diventando ridondante. C'era una buona mezz'ora di film che poteva tranquillamente essere tagliata infatti, in quanto illustra sequenze superflue e portate avanti più a lungo del necessario.
Qualcosa da ridire però ci sarebbe anche sul cast e sulle loro interpretazioni. Hilary Swank in primis offre una recitazione più televisiva (come sempre) che cinematografica. A volte la sua espressività diventa così eccessiva e sopra le righe da risultare stucchevole e tutte quelle sue smorfiette da eterna adolescente non possono che peggiorare le cose perchè a lungo andare, cominciano a stufare e ad apparire fuori luogo togliendo credibilità alla serietà della storia raccontata - che potrebbe finire col sembrare uno spensierato teen-movie - mentre i personaggi di contorno appaiono un po' assurdi e vengono tutti poco approfonditi. Il migliore del cast forse dovrebbe essere Gerard Butler, affascinante e carismatico quanto basta da bucare lo schermo ogni volta in cui compare, eppure anche lui ha qualcosina che non va. Col suo charme un pochino da camionista può pure divertire e risultare simpatico, ma il problema è proprio che non sa andare al di là di questo nel film. Appare come il classico americano medio dotato di un certo tipo di umorismo semi-demenziale che solo dopo la morte (forse) la smette di dire e fare cavolate.
Film in ogni caso godibile, da vedere in una serata in cui si ha voglia di commuoversi e sorridere al tempo stesso mentre si riflette sulla vita e su quanto sia troppo breve da lasciare che ci sfugga di mano senza averne prima assaporato i suoi lati migliori.
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