Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Il monte del cartello Paramount, incorniciato di stelle, veniva sostituito da uno stacco con una vera formazione montuosa. Accadeva quasi trent’anni fa nell’incipit di I predatori dell’arca perduta. Oggi, dal cartello vintage ancora della Paramount (senza stelle digitali insomma), si passa a una montagnola di sabbia, da cui se ne esce un roditore. È già tutta qui la chiave di lettura di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo: autoreferenzialità, nostalgia per il cinema d’altri tempi e sense of humour quasi cartoonesco. Minacciato da spie e militari sovietici, ma anche da esperimenti atomici americani, il celebre archeologo insegue un teschio di cristallo e il suo segreto, tra i deserti americani e le giungle amazzoniche. Avventurona politicamente correttissima, quasi senza sangue, dove l’insulto più forte è «figlio di buona donna» e dove non si uccidono animali, il quarto capitolo di Indiana Jones ha le sue novità più significative nell’ambientazione anni 50, in cui fa capolino il maccartismo, e nel personaggio del giovane Mutt (nome che significa bastardino), interpretato da Shia LaBeouf che entra in scena conciato come Marlon Brando nel Selvaggio. Punteggiato da incredibili inseguimenti e da lunghe scazzottate come quelle di una volta, dove nessuno pare farsi davvero male, il film, dei predecessori, è più vicino al Tempio maledetto, per via di un mistero che risulta, forse anche per ragioni culturali, meno affascinante. Il divertimento è comunque assicurato dalla nemesi russa e caricaturale interpretata da Cate Blanchett, dalla spalla semicomica di Ray Winstone vestito come Hemingway e soprattutto dal piacere di set costruiti con ingegno artigianale. Nell’era di 300, Speed Racer e Beowulf è un piacere rivedere la mano dell’uomo in scenografie meccanicamente complesse e così, anche se manca forse un po’ di pathos e i vari enigmi sono risolti di fretta, si assiste all’ultima avventura di Indiana Jones con un sorriso, tra il nostalgico e il meravigliato perennemente sulle labbra.
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