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Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

di Spielbergman
8 stelle

Al posto dell’ufficiale nazista stavolta abbiamo l’ufficiale sovietico con l’AK47 in mano, invece che la cara e vecchia Eurasia abbiamo le meraviglie del Sudamerica e strane forme di vita succedono ai crociati del terzo episodio. Devo dire che il fascino dei vecchi film, compreso il discusso “Tempio Maledetto” è ben altra cosa rispetto all’oggi: 1957, un Indy invecchiato che tenta di lanciarsi con la frusta e invece torna indietro e distrugge l’abitacolo di un veicolo militare… ma anche il medesimo che collabora senza problemi con i russi! Eh, l’età! Forse cambiano i tempi; forse anche Spielberg e Ford hanno paura di cadere nel ridicolo, ma se fosse così non si capirebbe perché dover far lanciare Indy in atmosfera da un’esplosione nucleare che non ha praticamente peso sulla storia! Ma alla fin-fine l’obbiettivo più importante sembra raggiunto: stavolta la sceneggiatura mantiene una buona presa, qui a bottega non m’è sembrato di scorgere grosse falle o buchi, e infine rivedendo “I Predatori” bisogna dire che anche lì alcune cose fanno ancor oggi gridare allo scandalo. Fortunatamente l’intreccio è avvincente, anche ai punti critici sembra esserci sempre una risposta. Bella la compagnia che segue Indiana nelle nuove avventure, con un John Hurt completamente folle, una Karen Allen vecchierella ma tenace e il giovane LaBeouf pestifero e travolgente. Ray Winstone imprevedibile nella sua ottima interpretazione, Cate Blanchete straordinaria, anche se il suo personaggio non è stato a mio parere sfruttato a dovere. Ciò che inquieta, vedendo “Indy 4”, è che i diciannove anni passati fra questo episodio e quel capolavoro dal titolo “L’ultima Crociata” sono stati costellati da “mummie”, “tomb raiders”, “guerre dei mondi”, “x men” e quant’altro… e nel film si vede. Basta vedere l’intera parte finale, con uno dei personaggi inghiottito dalla sua brama di oro, per non ripensare al Benny del film “La Mummia” di Sommers… cose così si notano, e dispiace vedere che infine anche Spielberg debba avere debiti con altri film. Se però si lascia da parte un’analisi accurata, “Il Regno” rimane un bel devessertment per tutti gli spettatori, soprattutto i cultori dell’action, perché la vera buona notizia del film è che, se le sceneggiature sono scarsine per quanto riguarda la novità, il regista è sempre una garanzia. Nessuno può competere con Spielberg per quanto riguarda l’action hollywoodiano. La sua capacità tecnica e la sua passione sono bene evidenti, traspaiono bene dalla visione del film, retorica a parte: è ancora oggi uno dei più bravi. In fondo, però, è l’intero film che compie ancora una volta il suo dovere: divertire, divertire trascinando lo spettatore in una kermesse di avvenimenti strambi e assolutamente fuori controllo. In definitiva, non il capolavoro atteso, ma neppure un titolo da buttar via. Voto: 7+.

Sulla trama

Molte le incertezze e i debiti, ma in fondo la struttura sembra reggere e la magia della “visione” riesce perfettamente.

Sulla colonna sonora

Grandiosa, fa impressione sentirla di nuovo in un cinema!

Su John Hurt

Strepitoso.

Su Karen Allen

Che bello rivederla in questa saga! È bravissima!!

Su Jim Broadbent

Bravo, fa la sua buona comparsata.

Su Harrison Ford

Invecchiato… ma grandioso. L’ironia fatta persona.

Su Cate Blanchett

Algida e terribile; molto brava, forse un po’ sottotono.

Su Ray Winstone

Ambiguo… un mattatore eccezionale.

Su Shia LaBeouf

Se la cava bene.

Su Steven Spielberg

Spielberg è il vero protagonista del film, assieme al suo eroe preferito: regia action assolutamente perfetta. Splendidi gli inseguimenti che, pur scimmiottando quelli del terzo episodio, riescono a coinvolgere. Nessun abuso di effetti speciali, tranne in qualche fase…

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