Regia di Neri Parenti vedi scheda film
Et voilà. Eccoci giunti al cinema-outlet, dove entri, ascolti musica, guardi le vetrine, ti porti avanti col lavoro per qualche regalo di compleanno, omaggi Sergio Leone con panoramiche 360 sui culi ondeggianti delle fanciulle con piercing e canottiera ascellare, e dove magari ti concedi una spesuccia fuori ordinananza entrando in una sauna, salendo su una monoposto formula 1 virtuale, prenotando una cabina vista Mediterraneo, broccolando con la propria vanità, con la classica vichinga, con le tue scarpe nuove di zecca, con il tuo look impastato di mode imbarazzanti e fagocitate da altoparlanti che ti invitano a comprare tutto, a cominciare da te stesso, dalla tua anima. L’idea di Aurelio De Laurentiis di ambientare il suo ennesimo cinepanettone natalizio su una nave da crociera (per chi fosse interessato: Costa Serena) è geniale. Come geniale è il rimescolamento “cinema”/pubblicità, che parte dal testimonial dei testimonial italiani (Christian De Sica) e arriva alla neopiùamatadagliitaliani Michelle Hunziker, passando per il figlio di Diego Abatantuono nella “sitcom” griffata Tim Alice che ha imperversato per tutto l’autunno. Geniale abbiamo detto e lo ripetiamo. Ma non ci riferiamo a ciò che una volta chiamavamo film, ma (appunto) a una sorta di outlet dei “sogni” medissimi di italiani omologatissimi, schiacciati da una povertà culturale che sgomenta. Non serve, a bilanciare questo manifesto programmatico di un Belpaese senza più speranze, la consueta verve giogionesca di un De Sica scatenato, la spigliatezza di una Hunziker mai così poco erotica, il mestiere di De Luigi e la presunta trasgressione della Yespica. Un padiglione di illusioni di angosciante tristezza.
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