Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Leonardo Pieraccioni, non più in cerca della ragazza ideale, l’ha trovata, si è sposato e divide con lei la vita, dura ma serena, del fruttivendolo di provincia: tutte le mattine sveglia alle cinque, carico della merce, allestimento del banco nella piazza di un paesino toscano, dove sono tutti amici solidali tra loro (Ceccherini, Papaleo, il parroco in crisi Tony Sperandeo), passano insieme le vacanze al campeggio maremmano e la sera fanno le prove per un allestimento amatoriale di Grease, diretto da un perplesso Francesco Guccini. Che, con la sua “erre” strascicata, ha un’unica, reiterata battuta: «Non ho parole!». In questa specie di presepe toscano dal quale è scomparsa ogni traccia di cattiveria (persino Ceccherini si è trasformato in un buon padre di famiglia e ha messo da parte la vena di follia che animava gli altri film di Pieraccioni), spicca la moglie del protagonista: appunto, Una moglie bellissima, troppo bella per starsene là, per non arrivare (notata da un fotografo di passaggio) a posare per un calendario e ad apparire in televisione. Con ovvie conseguenze per il ménage familiare. Storia “telefonata”, battute stanche, idilliaca improbabilità della provincia: a tutto questo si aggiunge una nota ambigua e pesante di qualunquismo, con riferimenti a Ici, condoni, tasse di successione, commercianti cinesi, che sembrano messi lì per aggiornare e “politicizzare” (nel filone dell’antipolitica) una commedia senza slanci. Come direbbe Guccini: «Non ho parole!».
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