Regia di Nadine Labaki vedi scheda film
Layal è una bellissima 30enne vittima di una relazione agli sgoccioli con un uomo sposato. Nisrine è una musulmana che non sa come confessare al suo promesso sposo di non essere più vergine. Rima è una giovane che scopre un’attrazione inconfessabile nei confronti delle donne. Jamale non accetta il suo invecchiamento, i suoi fallimenti, il tempo che passa. Rose fa i conti con una vita solitaria divisa tra una sartoria e la cura di una sorella maggiore fuori di testa. Le cinque donne – diverse per età, cultura e religione – troveranno modo di incontrarsi e confrontarsi nel salone di bellezza di Layal in una Beirut solare lontana dai drammi della guerra. Caramel, opera prima di Nadine Labaki, profuma di shampoo e pettinature sin dalle prime inquadrature: il caramello del titolo è una miscela di acqua, zucchero e limone usata per la depilazione nei paesi orientali. E la doppia natura del caramello – calda da ustionare, dolce con una punta acida – rispecchia la natura del film. Il ritratto del Libano di oggi, visto da una prospettiva tutta femminile, è appassionato e ispira simpatia. Le protagoniste possiedono una compiuta umanità e la loro voglia di dialogo e di confronto appare più forte delle soffocanti convenzioni sociali. Una fotografia calda e avvolgente, anch’essa caramellosa, non elimina però i limiti del film che non va oltre l’essere un bozzetto, una delicata miniatura che rischia di traballare per la sua fragilità.
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