Regia di Nadine Labaki vedi scheda film
Ma ci si può innamorare di un piccolo film pur nella consapevolezza che non si tratta di un film di spessore o di un'opera di qualità eccezionali? A volte il verificarsi di talune alchimìe fa sì che questo succeda, in fondo senza che ci sia un motivo preciso, è sufficiente solo che "in quel momento" si avesse la necessità di vedere "proprio un film come quello". Tutta questa premessa per dire che questo piccolissimo film di produzione franco-libanese mi ha letteralmente stregato. Eppure -come piu' di un critico ha sottolineato- trattasi appena di un bozzetto, di un'operina delicata e così fragile da rischiare di rompersi da un momento all'altro. E' un film fatto quasi esclusivamente di donne, e i riferimenti ad Almodovar che subito prepotentemente balzano fuori, non sono affatto fuori luogo, perchè una certa aria di complicità femminile è proprio quella tipica del grande spagnolo. E' che tutte le attrici (peraltro non professioniste, è importante marcarlo) sono in perfetta sintonìa e forma, e probabilmente si sono divertite non poco a girare questo film. Mai come in questo caso possiamo affermare che un film "E'" il suo regista. E parliamone, allora, di questa creatura splendida che ha fatto innamorare non solo me: Nadine Labaki, la giovane cineasta libanese che questo film lo ha voluto, scritto, diretto ed interpretato da protagonista. Noi uomini siamo fatti così: quando ci troviamo di fronte ad una donna molto bella non riusciamo a capacitarci (come primo impatto) che possa anche essere intelligente e talentuosa. E invece Nadine ha qualità che vanno ben oltre le sue forme mediterranee e quei suoi incredibili occhioni che ti afferrano l'anima. Mi sono voluto documentare e su YouTube ho trovato varie interviste da lei rilasciate in occasione dell'uscita del film: ne esce il ritratto di una figura di giovane artista molto determinata nella sua passione del fare Cinema. Si tratta del suo debutto nel lungometraggio ma va detto che Nadine ha al suo attivo una serie di videoclip fra cui è disponibile (sempre su YouTube) quello intitolato "Mafina" della cantante libanese Katia Harb. La location del film è un salone di bellezza di Beirut attraversato da diverse tipologìe femminili: la grande prova di Nadine è anche quella di avere scritto dei bei personaggi, palpitanti, ricchi di umanità, maliconici ma anche curiosi e divertenti. Il titolo del film è riferito ad una sostanza -il caramello, appunto- che in Libano in campo estetico è molto usato per depilare, e che racchiude in sè dei significati metaforici: è caldo come la passione, ha sapore dolce ma con sfumature anche acide, è benefico ma può anche ustionare. Chi non ha visto il film non può rendersi conto, ma posso assicurare che la preparazione (un autentico rituale) di questo caramello è una delle cose piu' erotiche e sensuali mai viste al cinema. E non è questione di mostrare nudità (che non ci sono) ma sono i movimenti delle mani, rapidi e sapienti, a fare la differenza. La Beirut che ci viene mostrata nel film è totalmente astratta da contesti politici-militari ed è questa una scelta precisa, per esprimere la voglia di NORMALITA' e di sentimenti universali normali da parte di queste donne che tuttavia vivono (noi lo sappiamo bene, anche se nel film non si vede) in una città martoriata dalla guerra. Quelle medesime donne che si trovano al centro anche di un altro conflitto, che forse è l'emblema stesso del film: quello fra Oriente ed Occidente, inteso come contraddizione di pensieri, costumi, convenzioni sociali, barriere morali e religiose. Il film, dopo una caldissima accoglienza a Cannes, è ora in corsa per l' Oscar nella categoria "migliori film stranieri". Da segnalare infine le musiche, avvolgenti e suggestive, curate dal compagno della stessa Nadine, il musicista Khaled Mouzanar.
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