Regia di Nadine Labaki vedi scheda film
Il matrimonio è come un melone: finché non lo apri non sai se è buono!
Questo è ciò che la mamma di Nisrine, una delle protagoniste del film di esordio di Nadine Labaki (anch'essa tra le interpreti), dice alla figlia nel "fatidico" discorso preparatorio al matrimonio.
"Caramel" lo si scopre proprio come nell'aprire un melone, calandosi a poco a poco nei suoi personaggi, che seppure mai troppo approfonditi vengono descritti quanto basta per costruire attorno ad ogni interprete l'interesse dello spettatore, che come in un libro ben scritto, aspetta di capire come andrà a finire la storia di ognuna di queste cinque donne.
Sono infatti cinque le donne che soffrono, rinunciano, lottano, mentono, gioiscono e sperano in questa pellicola tutta al femminile.
Nadine Labaki muove parecchio la macchina da presa, sia nel salone di bellezza in cui lavorano le interpreti sia dentro all'infima e stretta stanza dell'albergo a ore che Layale ripulisce addobba a festa, ma anche nella caotica e triste dimora dove Rose sta sacrificando se stessa per amore dela sorella Lili, oppure per sfiorare le mani di Rima, mentre queste accarezzano i capelli di colei che le darà la consapevolezza della propria sessualità.
Tanti piccoli racconti colorati da tinte molto calde quasi impressionistiche, vicende di vita (al femminile) in una Beirut, che come il Libano tutto, è da tempo terra di forti tensioni e contrasti, dove la forte emancipazione femminile si scontra con situazioni paradossali (un uomo e una donna che parlano in un auto alla sera stanno compiendo oltraggio al pudore).
E' una vita piena di aspetti pungenti e al tempo stesso dolci proprio come il caramello usato in Medio Oriente per le depilazioni e la Labaki guida i suoi personaggi attraverso sofferenze e speranze quotidiane che non hanno etnie, confini o religioni.
Ma nonostante tutte le storie delle protagoniste, l'inquadratura finale è per la cliente di Rima, che dopo il cambio di look resta con un bellissimo sguardo sorpreso nel vedere una nuova versione di se stessa, ed in quello sguardo c'è la stessa voglia di quel nuovo Libano che Nadine Labaki (e non solo lei) sogna.
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