Regia di Mike Newell vedi scheda film
La sola di Natale si chiama L’amore ai tempi del colera. È, come si sa, la trasposizione del celebre romanzo di Gabriel García Márquez e racconta di un’ossessione: quella di Florentino Ariza, poeta e impiegato del telegrafo, fulminato sulla via di Cartagena (in Colombia) dalla bellezza di Fermina Daza. Lei lo vorrebbe pure, ma il padre ha altri progetti. Lui,
allora, finge per cinquant’anni una castità e una fedeltà “neutralizzate” scopando l’universo mondo. Si ritroveranno vecchi e decrepiti nella cabina di un battello: lui sogghignante di avere portato a termine una perfida vendetta, lei consenziente più per quieto vivere che per convinzione. Siamo in zona megaproduzione internazionale recitata in inglese anche se cultura e sfondi avrebbero imposto lo spagnolo. Siamo dalle parti di quei “film” pensati per la televisione che, inopinatamente, finiscono sul grande schermo, per la noia degli astanti. Sceneggiatura zeppa di “riduzioni” fantozziane, recitazione ai limiti del ridicolo, personaggi tagliati con l’accetta, festival del luogo comune e di un idem sentire marzulliano tipo «si faccia una domanda, si dia una risposta». Ecco: perché gente del calibro di Bardem o di Sandino Moreno si è lasciata coinvolgere in siffatta operazione? Per i soldi, solo per i soldi...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta