Regia di Walter Hill vedi scheda film
Gli anni '80 sono stati, per Walter Hill, forse il decennio di maggiore espansività creativa e lavorativa. Le sue incursioni sul grande schermo si sarebbero fatte ben più rade a partire dalla seconda metà degli anni '90: forse una delle cause di questa sua prograssiva sparizione è da ricercarsi nel fatto che i suoi film non sono mai stati - ingiustamente - dei campioni d'incasso (se si escludono "The Warriors" e "48 Ore"). Hill chiude gli "eighties" con questo "Johnny Il Bello", che vede protagonista Mickey Rourke nel ruolo di un rapinatore con una grave malformazione al volto, il cui unico vero amico e "collega" viene ucciso a tradimento dagli altri soci della banda. Va detto che Hill descrive questo "Elephant Man" non come un "buono" in cerca di riscatto; "Dietro la maschera" (per citare un altro titolo che vede un protagonista "simile") si nasconde comunque il germe del rapinatore, del delinquente. "Si può fare il tifo" per il protagonista Johnny, solo perchè i soci che cercano di ucciderlo sono ben peggio di lui, avendo le fattezze di un viscido e feroce Lance Henriksen e di un'arcigna e spietata Ellen Barkin (che, con tono perennemente sprezzante e disgustato, chiama Johnny con l'epiteto di "sgorbio"). Dato per morto, "il nostro eroe" (o meglio, anti-eroe) viene preso sotto le cure del medico Forest Whitaker il quale, tramite una serie di interventi di chirurgia plastica facciale, gli dona nuove fattezze (quelle di Rourke, appunto). Whitaker, nel film uomo di scienza, pensa che possa esserci del buono in ogni persona ed è dell'opinione che un nuovo volto possa garantire a Johnny la possibilità di una nuova vita all'insegna dell'onestà. E' di tutt'altra opinione, invece il detective Morgan Freeman, della Polizia di New Orleans (città dove il film è ambientato), il quale, conoscendo "le gesta" di Johnny ormai da anni, sa che "una nuova pelle" non modificherà il DNA del protagonista, delinquente incallito. Inizialmente sembrano essere ben riposte le speranze del medico: Johnny, infatti, trova lavoro come operaio presso un cantiere navale e conosce una ragazza che lavora nello stesso cantiere come impiegata. Ma l'opportunità di vendicarsi dei suoi vecchi soci sarà più forte della prospettiva di una nuova vita tranquilla: Johnny (ovviamente non riconosciuto), assieme a Henriksen e alla Barkin, rapina gli uffici del suo posto di lavoro per poi, seppur forzatamente, allearsi con Freeman per incastrarli. Il confronto finale al cimitero sarà fatale anche per il protagonista, il quale, con il volto sfregiato, prima di morire chiede alla sua fidanzata: "Com'è la mia faccia?". Hill, insomma, come suo solito immette nuova linfa e ritmo in un genere ("Johnny Il Bello" può essere considerato un noir) dove i protagonisti non possono e non vogliono sfuggire al loro passato e, di conseguenza, al proprio destino. Pochi, nel corso del film, gli squarci d'azione, ma, ovviamente, girati benissimo: soprattutto la prima rapina, ad inizio film, è un concentrato di secchezza e velocità di montaggio. Per Lance Henriksen ed Ellen Barkin si tratta di due ruoli cuciti su misura sul loro "physique du role" e sulla loro recitazione. Forest Whitaker da vita ad un personaggio benevolo ed umano, mentre Morgan Freeman è un poliziotto cinico, ma che, grazie alla sua esperienza, capisce bene la natura umana. Anche Michey Rourke dimostra di essere un attore di talento, soprattutto in ruoli sanguigni di questo genere (ulteriori riprove di bravura, altrettanto importanti, nel corso di quegli anni, sono state le sue performance nei film di Michael Cimino); un attore, però, votato anche alla dissipazione di questo talento, girando prima roba del genere "Orchidea Selvaggia", per poi darsi alla carriera di pugile ed ottenendo (ironia della sorte, pensando proprio a questo film di Hill) di farsi spaccare regolarmente la faccia, per poi farsela ricostruire, anche se con un'altra fisionomia. "Johnny Il Bello", perciò, rappresenta l'ennesima prova (nel caso ce ne fosse ancora bisogno) della solidità e del mestiere di Walter Hill, artigiano ed autore sempre troppo spesso schivato ed ignorato dal pubblico.
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