Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
L’incontro di Nicholas Ray con il mondo dell’epopea, dell’avventura collettiva, non poteva che essere problematico e inusuale come risulta infatti essere, anche rispetto ai canoni abitali del genere, il suo Johnny Guitar.
Un racconto crudo e aspro, di forte presa drammatica, interamente dominato dalle sfrenate passionalità degli uomini, che vede contrapporsi in una disfida all’ultimo sangue, la volitiva personalità di due donne dominate dai loro impulsi belluini e dalle loro rivalità amorose.
Western intellettuale e complesso, Johnny Guitar è un capolavoro di lirismo barocco e di folgorante romanticismo, nel quale si può leggere in filigrana una sotterranea polemica contro il maccartismo, e soprattutto un violento attacco al puritanesimo repressivo.
Come tutto il cinema di Ray, questo suo western al femminile è infatti attraversato da ambiguità anche di natura sessuale (il legame attrattivo di Emma Small verso Vienna che si trasforma in uno spietato antagonismo capace di sfociare in un odio profondo che alimenta un irrefrenabile istinto vendicativo) ed ha un taglio personalissimo, anche nella impaginazione delle immagini e nella scelta dei colori “infuocati” di un insolito Truecolor, fra solitudini esistenziali ed ingiustizie anche classiste (il ruolo femminile, i pregiudizi rispetto a un passato non proprio liliale) che esaspera ulteriormente le già forti problematiche della rivolta individuale., della morale e della violenza gratuità ma distruttiva, che costituiscono da sempre il piatto forte delle sue pellicole.
Joan Crawford e Mercedes McCambridge (che alimentarono durante la lavorazione una rivalità anche personale) sono davvero magnifiche: due interpretazioni maiuscole e assolutamente indimenticabili che rimangono scolpite nel cervello per la carica drammatica e dolente che si portano dietro, ciascuna a suo modo e secondo la natura del proprio personaggio.Intorno a loro, Sterlin Hayden, Ernest Borgnine, John Carradine, Scott Brady e Ward Bond.
La canzone dal titolo omonimo di Victor Young,è ancora oggi un “intramontabile” classico capace di emozionare come allora.
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