Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
Dopo cinque anni di assenza passati in Sudamerica, Svitol (Bucci) torna a Milano. Nel frattempo sono stati uccisi Pasolini e Moro e molte cose sono cambiate. "Era bello quando i nemici li potevi riconoscere": è questa la frase che condensa il senso di smarrimento del protogonista, la sua incapacità di conciliarsi con una sinistra che sta ripensando se stessa, proiettata com'è verso il riflusso.
Con Maledetti vi amerò, l'appena 28enne Giordana - autore della sceneggiatura con Vincenzo Caretti - esordisce alla regia guardando alla generazione del post-'68 e anticipando il revisionismo dei decenni successivi. Un immenso Flavio Bucci veste i panni di un comunista disorientato dal crollo ideologico con una recitazione straniata, a ciglio asciutto e "con lampi di sarcasmo" (Morandini). I temi del riflusso, del revisionismo, del terrorismo (uno dei cavalli di battaglia di tutto il cinema del regista milanese) e delle ideologie vengono compendiati in quel monologo da antologia nel quale Svitol si arrovella solipsisticamente sulla distinzione tra destra e sinistra. Massimo alloro al festival di Locarno.
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